Il mango è arrivato in Sicilia, prospera e trova mercato un po’ in tutta Italia. Scherzi – questa volta positivi – del clima che cambia. Scherzi che, comunque, devono far pensare. E che devono essere presi nel modo giusto.
Mango, dunque, cioè una delle coltivazioni tropicali per eccellenza che, da qualche tempo, è coltivato e non per gioco in Sicilia. A darne notizia è stato qualche giorno fa il Corriere Ortofrutticolo, osservatorio autorevole del comparto che ha dato conto di una serie di esperienze di coltivazione tra Bagheria (in provincia di Palermo) e Milazzo (in provincia di Messina). Aziende che non sono più il risultato del lavoro di qualche imprenditore originale, ma che producono per il mercato sostituendo magari gli agrumeti con i “mangheti”. Certo, come gli aranci e i limoni, anche i manghi hanno bisogno di forti attenzioni colturali. Proprio la cura colturale e gli investimenti necessari costituiscono adesso un ostacolo da superare con accortezza. Ci vogliono concimazioni importanti e bilanciate ma anche frangiventi in grado di proteggere le colture. E ci vuole poi una politica commerciale per far conoscere il prodotto. Detto questo, in Sicilia i manghi possono prosperare. E soprattutto costituire una coltivazione che fornisce un prodotto che sta crescendo nel mercato frutticolo nazionale. Stando a chi vi è già impegnato, il ritorno economico può essere elevato. Quelli da colpire sono i cosiddetti consumatori altospendenti: tra Milano, Padova e Verona un chilogrammo di frutto viene pagato anche 15 euro (al produttore ne arrivano circa 5). Il mango, quindi, come esempio di nuova coltura nazionale, seppur di nicchia, arrivata in Italia sull’onda del cambiamento climatico. Prodotto non per tutte le tasche ma che rappresenta l’espressione della diversificazione produttiva che da sempre l’agricoltura ha dimostrato di saper fare. Un buon esempio che, tuttavia, non deve trarre in inganno. Un conto è produrre per nicchie di mercato, un altro è farlo per tutto il mercato. Si ripropone il dibattito tra prodotti tipici e di nicchia e prodotti per tutti che devono continuare ad essere l’obiettivo colturale da perseguire con efficienza. Accanto al mango e ai vini blasonati, ai formaggi rari e agli insaccati griffati,
l’agroalimentare deve continuare – e lo fa – a sfamare tutti in modo accessibile ed equilibrato.
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