La contessa che dà il titolo al nuovo libro di Benedetta Craveri (Adelphi, pagine 456, euro 24,00) è Virginia Verasis di Castiglione (1837-1899), nota come Contessa di Castiglione, eroina (vedremo subito in che senso) risorgimentale. Incoraggiata dal cugino Camillo Benso conte di Cavour, divenne amante di Napoleone III che scese in aiuto al Piemonte, pare anche per suo interessamento, nella Seconda guerra d’indipendenza. Successivamente, Virginia fu temporanea amante di Vittorio Emanuele II. Molto si è scritto su di lei, ma Craveri indaga anche su lettere e documenti inediti, consegnandoci un testo che lambisce la definitività. Sposa diciassettenne a un marito trentenne rapidamente umiliato e abbandonato, Virginia si sparpagliò in decine di amanti, contemporaneamente e in avvicendamento. Era il suo sport, accanto alla propensione a dilapidare patrimoni. Sulla bellezza della Contessa l’unanimità è assoluta. Lei seppe valorizzarla anche attraverso gli scatti dei migliori fotografi dell’epoca (soprattutto Pierre-Louis Pierson), allestendo vere sessioni di sfilate in costumi di sua invenzione: Regina d’Etruria, Dama di cuori, Beatrice, l’Assassina… Nel libro c’è una selezione fotografica molto espressiva. Strepitoso lo «Scherzo di follia» in cui compare di profilo con l’occhio inquadrato in un ovale. C’è anche una foto dei suoi piedi: non sono un intenditore, ma non mi sembrano particolarmente memorabili. La leggenda vuole che quando Virginia avvertì l’inizio della decadenza estetica si chiuse nel piccolo appartamento parigino con muri, tappeti e arredi neri, velando tutti gli specchi. Craveri è meno tassativa: «Non ce n’era bisogno: dalle persiane sempre chiuse poca luce filtrava nell’appartamento immerso nella penombra. D’altra parte, Virginia non avrebbe potuto fare a meno di uno specchio per affrontare la macchina fotografica negli anni della decadenza fisica». In gravi difficoltà finanziarie, talvolta usciva di casa, magari per partecipare a qualche funerale; scriveva moltissime lettere anche in inglese e tedesco. Insomma, era forse più attiva di quanto ci è stato tramandato. «Risulta imperscrutabile», scrive Craveri, «il motivo che spinse Virginia, quasi calva, sdentata, con il viso gonfio, il corpo sfatto, a riesumare l’antico guardaroba e a mettersi in posa davanti allo stesso specchio che trent’anni prima aveva replicato la perfezione dei suoi tratti, o a farsi riprendere a mezzo busto, con la celebre mantella d’ermellino ormai spelacchiata e gli alamari di traverso, inalberando un cappellino a forma di elmetto». È inutile esplicitare giudizi morali sul personaggio e sul contesto assai squallido in cui visse: sono già inclusi nella narrazione. Per chi non lo ricordasse, Benedetta Craveri (1942) è figlia di Elena Croce, primogenita di Benedetto Croce, e quindi nipote diretta del filosofo. Con La Contessa, ha vinto il Premio Bagutta di quest’anno.
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