La previdenza dell'Unione europea volta pagina. Dal 1° maggio sono entrati in vigore i nuovi Regolamenti europei sulla sicurezza sociale che allargano la tutela previdenziale a nuove categorie di cittadini. I vecchi Regolamenti, adottati sin dal 1971 dalla Comunità Economica Europea, erano rivolti alle fasce sociali più vicine ai settori del mercato e dell'economia, come i lavoratori dipendenti, gli autonomi, i dipendenti pubblici, e di riflesso anche gli studenti e i pensionati.
La necessità di proteggere sotto ogni forma la libera circolazione delle persone tra i 27 Paesi che oggi compongono l'Unione ha indotto ad estendere l'ombrello della previdenza alla totalità delle popolazioni. I diritti previdenziali sono quindi riconosciuti anche alle fasce sociali cosiddette "non attive", cioè ai familiari dei lavoratori viventi e superstiti, agli invalidi, ai disoccupati senza sussidi, ai profughi, agli apolidi ecc.
I singoli Stati dell'Unione hanno quindi l'obbligo di modificare le regole interne per armonizzare la tutela dei propri cittadini ai miglioramenti adottati dall'Ue, a iniziare dall'abolizione progressiva di tutti i documenti cartacei (come l'infinita serie dei formulari E-") che erano finora richiesti agli interessati per ottenere le varie prestazioni in un Paese diverso da quello di residenza. A questo scopo, tutti gli enti di previdenza, con i rispettivi archivi, saranno collegati in via telematica.
Oltre alla tutela generale dei cittadini dell'Unione, i nuovi Regolamenti (n. 987/2009) prevedono prestazioni finora non previste, in particolare nel settore dei pensionamenti anticipati e nella tutela della paternità. La nuova legislazione non si applica ai cittadini di Paesi terzi (Accordo See, Svizzera, Turchia), per i quali continuano a valere i precedenti accordi o regolamenti.
Distacchi. Una particolare attenzione è stata dedicata ai lavoratori che si spostano all'interno dell'Unione. Finora, in caso di distacco lavorativo, gli interessati potevano continuare ad essere assicurati nel Paese di provenienza per un periodo massimo di dodici mesi, oltre i quali subentravano gli obblighi del Paese di destinazione (contributi, prestazioni ecc.). A partire dal 1° maggio, il periodo di distacco con applicazione delle norme nazionali viene allungato a ventiquattro mesi e, se necessario, anche oltre. Si evita così l'eventualità che il lavoratore debba avere posizioni assicurative in due o più Paesi e di dover poi chiedere il cumulo dei contributi all'atto della pensione. In sostanza, il lavoratore viene favorito nel suo trattamento pensionistico originario.
Enpals e Inpgi. In attesa della abolizione del formulario internazionale E 101 che attesta l'iscrizione ad un ente di previdenza, i lavoratori dello spettacolo e i giornalisti sono sollevati dal richiedere il documento passando attraverso l'Inps. A decorrere da questo mese, sia l'Enpals sia l'Inpgi dovranno rilasciare il formulario direttamente ai propri iscritti.
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