L'Italia perde terreno coltivabile
sabato 12 luglio 2008
In Italia in soli 13 anni sono scomparsi quasi tre milioni di ettari irrigui coltivati, mentre da qui ai prossimi tredici potrebbero sparirne altri cinque milioni. È da questi pochi, drammatici numeri che emerge tutto il peso del problema dell'uso dell'acqua in agricoltura e, all'opposto, quello della desertificazione che colpisce ormai molte aree agricole del Paese. Dietro i dati, poi, c'è la diatriba di sempre: l'agricoltura ha bisogno di acqua per produrre
di più e meglio, ma l'acqua serve a tutti ed è, ormai, un "bene scarso", come direbbero gli economisti. La partita fra l'uso agricolo e l'uso "civile" di questa risorsa, è però di quelle determinanti per il futuro non solo della produzione alimentare (e quindi dell'economia ad essa collegata), ma anche per l'assetto del territorio in generale.
L'analisi è più precisa. Nei prossimi anni " stando a quanto calcolato dalla Swg per l'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni " nel Lazio scomparirebbe l'intera superficie della provincia di Viterbo, nelle Marche oltre la metà della provincia di Ancona, in Sicilia un territorio superiore alla somma delle province di Catania e Trapani.
Il problema, tuttavia, è ancora un altro. «Se consideriamo " ha spiegato l'Anbi " che ogni ettaro incolto o cementificato aumenta le difficoltà di gestione idraulica del territorio e che il 68,6%
dei Comuni italiani ricade in aree ad alto rischio idrogeologico, capiamo a quali pericoli va incontro un Paese, come l'Italia». Anche perché le risorse destinate alla prevenzione sono non più del 5% del reale fabbisogno
che, ancora nel 2003, era di oltre 39 miliardi di euro». Insomma, il dato di fondo è sempre quello: in Italia la gestione dell'acqua dovrebbe essere ai primi posti della politica, mentre è sempre in fondo alla lista elle spese da fare.
Intanto però, continua l'eterno litigio sull'efficienza e l'efficacia dell'uso dell'acqua in agricoltura. Un bisticcio che recentemente si è fatto più intenso, a causa della crescita dei prezzi alimentari e dell'aumento della domanda e che ha fatto mettere le mani avanti ai rappresentanti degli agricoltori.
Per la Coldiretti, quindi, all'agricoltura italiana serve più acqua da utilizzare al meglio per aumentare la produzione di fronte a una emergenza-cibo mondiale. Più suoli irrigui e migliore gestione idrica sembrano essere la ricetta per risollevare le sorti dell'agricoltura nostrana, anche per quanto riguarda il famoso made in Italy agroalimentare che deve essere prodotto in maggiore quantità. Ma c'è anche chi, come Confagricoltura, chiede una «politica dell'acqua» seria e il rilancio delle infrastrutture, precisando anche che il comparto invece che sprecare risorse idriche le risparmia. Infine, altri, come la Cia-Confederazione italiana agricoltori, puntano tutto sulla creazione di una "regia unica" per gestire il problema.
Ma, quale che sia la ricetta giusta, rimane un dato di fondo: si sta perdendo tempo prezioso per affrontare per davvero un problema che è di tutti, non solo degli agricoltori.
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