L’Inter è la squadra, che in Italia, tutti tremare fa. Il 1° posto è un certificato di garanzia e continuità: 27 risultati positivi su 30, 20 vittorie e 7 pareggi, 67 punti conquistati. La formazione di Simone Inzaghi è in corsa per il “triplete”: unica squadra italiana ancora in Champions (ai quarti sfiderà il Bayern Monaco), mercoledì affronta il primo dei due derby di Coppa Italia, semifinale contro il Milan e in ballo c’è la rivincita di Riad: Supercoppa italiana consegnata ai rossoneri di Sergio Conceiçao. Ma per lo scudetto bis, il 21° nella storia della Beneamata, c’è da battere la concorrenza del Napoli di Antonio Conte che, a differenza dell’Atalanta, battuta dalla Fiorentina è scivolata a -9 dalla vetta, non molla. Superato il Milan, 2-1, il Napoli si mantiene al 2° posto, a 64 punti. “Risorpasso” possibile per il bel gruppo
partenopeo che esprime quello che dai tempi di Sarri e poi di Spalletti si definisce “il bel gioco”, ma in più Conte ci mette l’acume tattico dell’alchimista di lungo corso che parte con il 3-5-2 e chiude con un 4-5-1, in mezzo altre varianti che mandano in confusione il Milan lusitano, svogliato e distratto di Conceiçao, capace di subire il primo gol (rete-lampo di Politano) dopo appena 60 secondi. Questo Napoli non ha paura di niente e di nessuno e lo stesso vale per la sua gente che si aggrappa alla fede laica, al nume tutelare dello stadio e della città intera, “Eupalla” Diego Armando Maradona. Grazie a Diego, neanche le scosse sismiche fanno tremare i napoletani. «Il terremoto non ci fa paura. Quando le scosse sono più forti ci riuniamo tutti in Largo Maradona. Diego ci protegge», dice convinta la signora dei Quartieri Spagnoli dove tutti i giorni si assiste a questo pellegrinaggio, unico al mondo, il rito devozionale alla memoria dell’eterno re del fútbol. Per numero di pellegrini, 6 milioni lo scorso anno, Diego batte il Santuario della Madonna di Pompei dove di fedeli nel 2024 ne sono arrivati 2 milioni. Non siate blasfemi. Certo è che Diego nel cuore dei tifosi napoletani è un santo protettore alla stregua di san Gennaro e il suo nome, dagli anni ’80 a oggi, rimane quello più battezzato nelle parrocchie sotto al Vesuvio. Portava il suo nome anche il 14enne calciatore delle giovanili del San Pietro a Patierno, Diego De Vivo, scomparso nei giorni scorsi per un improvviso malore. La Curva azzurra prima di Napoli-Milan l’ha omaggiato con un megastriscione scritto con il cuore: «Ti abbiamo visto nascere, crescere sognare… Ragazzo con valori e un’educazione esemplare. Tutta Napoli oggi piange con il dolore nel cuore, è solo un arrivederci piccolo campione. Ciao Diego». Napule è anche questa. Ora la memoria dei suoi Diego per il Napoli sarà un motivo in più per per crederci e andare fino in fondo. E mentre Simone Inzaghi, dopo quello storico di Mourinho, sogna il secondo triplete nerazzurro, Antonio Conte, dopo gli scudetti vinti con la Juventus e l’Inter, vorrebbe tanto urlare al mondo che il suo
“triplete italiano” si è realizzato qua, sotto il vulcano.
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