Mi è parso che la festa dei santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, che ricorreva ieri, abbia particolarmente stimolato l'infosfera ecclesiale che frequento. Tra i post che ho letto con interesse: quello di Lucia Graziano, che su “Una penna spuntata” ( bit.ly/36dzX2d ) ha raccontato con la solita dovizia di dettagli «dieci tradizioni per il capodanno d'autunno»; quello di Riccardo Maccioni, che sul suo profilo Facebook ( bit.ly/30kxpeV ) ha confessato il fascino che, nell'iconografia di san Michele, suscita su di lui l'immagine della bilancia con cui pesa le anime; quello di Luigi Maria Epicoco, che su “Aleteia” ( bit.ly/3jemVF3 ), commentando il Vangelo del giorno, ha sottolineato che è Gesù «ciò che rende visibile il mistero della vita di Dio oggi ricordata nei santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele». Non pochi, sui rispettivi social, per festeggiare sorridendo hanno ripescato il video, per la verità piuttosto tangenziale agli arcangeli, che Giovanni Scifoni aveva realizzato lo scorso anno ( bit.ly/2G9MZ67 ). Mi soffermo un poco più a lungo sul testo che Mariapia Veladiano ha consegnato al sito del “Messaggero di Sant'Antonio” ( bit.ly/3jgHHE9 ). La base sulla quale si fonda la sua riflessione è biblica: «L'angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva» (Sal 34,8). Poi ci accompagna a riflettere sul verbo «accamparsi»: «Un angelo accampato vuol dire che rimane, c'è, ha un incarico che dura nel tempo». E, più a lungo, sul verbo «temere», «temere il Signore», attingendo sempre dalla Scrittura l'idea di un «timore che sta con la gioia... come un amore che allieta il cuore e allunga la vita». La sintesi è di quelle che lasciano senza parole: «Non è facile parlare degli angeli. Soffrono il fatto di essere un po' troppo di moda... ma nella Bibbia sono così presenti, così divini. E ci dicono che in ogni momento della nostra vita noi non siamo soli. E che un poco possiamo essere angeli per chi abbiamo vicino e anche noi riconoscerci divini».
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