L’incendio dell’ospedale di Tivoli «Non scordare i delitti pubblici»
giovedì 21 dicembre 2023
Caro Avvenire, spero scoprirete le carenze istituzionali che consentono in un Paese del G7 di mandare al rogo i più fragili e bisognosi di cure (e ci sono molti altri casi da ricordare). I delitti
“pubblici” non sono abbastanza stigmatizzati e puniti. Serva una coraggiosa comunicazione per scuotere le coscienze e superare i “silenzi”, anche se nessuna piazza si riempirà per ottenere giustizia. Ettore Perazzo Caro Perazzo, grazie per il suo accorato richiamo. In effetti, la tragedia dell’ospedale di Tivoli, andato a fuoco nella notte tra il 9 e il 10 dicembre, è presto scomparsa dalle cronache nazionali, malgrado le tre vittime tra i degenti, la serie di inefficienze che sembrano emerse e le conseguenze a catena sul Lazio per la chiusura del nosocomio. Sappiamo che le notizie sul nostro sistema sanitario assomigliano a un ottovolante. Cure sperimentali all’avanguardia mondiale e carenze di medici, costretti allo sciopero per difendere il Ssn e le loro prerogative. Dedizione eroica nel periodo del Covid e situazioni di grave incuria. Poli di eccellenza e strutture fatiscenti. Complessivamente - lo abbiamo scritto più volte su queste pagine - ammalarsi in Italia è meglio che avere bisogno di assistenza in gran parte del globo. Lo testimoniano spesso pazienti stranieri che si trovano a essere ricoverati nel nostro Paese, tra i più noti ultimamente lo scrittore Hanif Kureishi e la moglie dell’economista Amartya Sen. Ma restiamo lo stesso sbalorditi e indignati per come un ospedale che dovrebbe essere tra i luoghi più tutelati possa essere bruciato in quel modo. Le indagini a Tivoli sono in corso, e nulla si può dire per certo. Ci sono però sospetti che il sistema anti-incendio e le porte tagliafuoco non abbiano funzionato a dovere. E pesa il dubbio che la
catasta dei rifiuti, ordinari e speciali, lasciati vicino all’edificio abbiano aggravato il quadro di pericolo. Si dice che siano scuole, ospedali e carceri a dare il segno della civiltà di un Paese. Seguendo il suo appello, caro Perazzo, potremmo chiederci se in quei luoghi si commettono tanti delitti “pubblici”. Noi di “Avvenire” non ci tiriamo indietro: della situazione nelle prigioni sovraffollate e a volte teatri di abusi e violazione dei diritti diamo conto con assiduità. Né sottacciamo le disfunzioni della sanità o dell’istruzione dove, tuttavia, le ombre che subito risaltano non devono oscurare le luci, che di gran lunga prevalgono. Vedo sempre un rischio nelle generalizzazioni: fanno inclinare facilmente verso il pessimismo. Ciò non significa rinunciare a svolgere denunce puntuali. I fondi del Pnrr sono una grande opportunità per ammodernare le strutture. L’errore è però non dedicare un’attenzione costante e capillare a quei servizi destinati a tutti e così importanti per le nostre vite. Non solo in momenti eccezionali o in occasioni di emergenza. Lo dobbiamo alle vittime di Tivoli e a tante altre vittime nascoste che andavano (e vanno) tutelate meglio. © riproduzione riservata
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