I partecipanti «hanno avuto reazioni contrastanti», perlopiù «dal negativo all’insoddisfatto». È realista l’articolo con il quale “Riforma.it” (quotidiano online delle Chiese battiste, metodiste e valdesi) ha riferito, lo scorso 26 giugno, che nella cittadina bavarese di Fürth, il 10 giugno, in una chiesa luterana, «è stato recitato il primo sermone non da un predicatore in carne e ossa ma dall'intelligenza artificiale di ChatGpt».
Svoltosi nel contesto del Kirchentag 2023 della Chiesa evangelica, si è trattato di un «esperimento» ideato dal giovane teologo Jonas Simmerlein per imparare a gestire l’Intelligenza artificiale (AI), immaginando che potrebbe essere un modo per «rendere più semplice il lavoro quotidiano» dei pastori. Ha riguardato infatti non solo il sermone ma l’intero culto: al centro della chiesa c’era uno schermo, mentre « vari avatar intonavano canti e preghiere sulla falsariga di un tradizionale appuntamento della comunità protestante» e un « pastore virtuale» officiava e, appunto, predicava.
Oltre alla notizia, è decisamente degna di nota l’«opinione » pubblicata sempre su “Riforma.it” il 6 luglio. Riconosce che utilizzare l’AI nel contesto religioso «solleva diverse domande e considerazioni sulle implicazioni etiche, spirituali e sociali che possono derivarne», dettagliando gli aspetti positivi ( adattabilità alle esigenze individuali dei fedeli) e quelli negativi (incapacità di soddisfare i bisogni spirituali umani). Sottolinea poi che, essendo programmata da esseri umani, l’AI « può riflettere i pregiudizi e le limitazioni dei suoi creatori», e inoltre modifica e limita le interazioni con gli altri fedeli, ovvero la «dimensione sociale e comunitaria del culto». È importante, conclude, «esplorare queste nuove frontiere con una mente aperta», e che «l’utilizzo dell’AI sia in linea con i valori fondamentali della fede e rispetti la dignità e la centralità della persona umana». Tesi riccamente e finemente argomentata qui su “Avvenire”, lo scorso 5 luglio, da don Luca Peyron.
Ma il bello di questo articolo sul culto gestito dall’AI è che anch’esso – apprendiamo dalla redazione di “Riforma” solo dopo che l’abbiamo letto – è stato compilato dall’AI: un «esperimento» non meno interessante di quello del Kirchentag.