Viene da domandarsi, nei momenti peggiori: in che cosa abbiamo sbagliato con i nostri figli? Ed è una delle domande più tristi che ci possiamo fare. La ripeto, qui, solo nel suo significato generale (l'altro, quello privato, mi resta dentro, a pesarmi sul cuore). La mia generazione in cosa ha sbagliato? Che esempio doveva dare, che non ha dato? Cosa doveva insegnare, che non ha insegnato? Cosa doveva pretendere, che non ha preteso? E i nostri figli in che cosa hanno sbagliato? Il consumismo l'abbiamo inventato per l'Italia noi, credo: noi vecchi; che, reduci da una spaventosa guerra e dalle fatiche della ricostruzione, ci siamo esaltati del boom degli anni 60. Siamo stati noi a gettare quei pochi (relativamente) e anche ingenui e poveri semi, da cui dovevano crescere piantagioni. Ma poi in realtà la cosa viaggiava per suo conto nell'aria stessa del pianeta civilizzato, provenendo — invasiva — da un Occidente lontano. Era possibile resistere? In qualche modo, sì. Ma è certo che non abbiamo adeguatamente resistito. Dio ci perdoni gli anni 80: nei quali la cosa ha avuto la sua irreversibile consacrazione. E i nostri figli l'hanno ereditata e fatta crescere, come forse era naturale. Io non sono capace di giudicarli, di loro non so nulla. Provo solo una terribile paura per i nostri nipoti.
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