«Abbiamo pensato di trascorrere l'Avvento insieme a voi». Così anche alle 9.30 di ieri, come ogni giorno dal 29 novembre scorso, le monache di clausura del Monastero Cottolenghino Adoratrici di Pralormo (Torino) hanno offerto un caffè digitale a chiunque si sia collegato con il loro canale YouTube ( bit.ly/36U9B51 ). Tra riempire la caffettiera, metterla sul fuoco, aspettare che venga su e gustare un caffè, con o senza zucchero, passa qualche minuto: abbastanza per sentire commentare frattanto il ritornello del salmo della messa del giorno da parte di una sorella, ottima e atipica youtuber. Accade all'ora terza, ora che ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli: a dire quanto la consolazione dello Spirito ci sia necessaria nel tempo che stiamo vivendo. Per questo ogni «caffè» quotidiano si conclude con il canto Ela Hàgios Pnéuma (Vieni Spirito Santo), al quale le monache invitano a unirsi. La musichetta della sigla è lieta e semplice, a ribadire il clima domestico (nell'Invito del 28 novembre bit.ly/33U1bZQ , dove si spiega il progetto, siamo in cucina).
Vario lo schema di ciascun «caffè» e varie le ambientazioni, sempre interne al monastero: così si condivide la vita quotidiana delle monache con quella di chi guarda i video, dove sono inserite anche immagini esterne. I filmati, mi dice don Luca Peyron mentre mi segnala l'iniziativa, sono completamente autoprodotti dalle monache, che maneggiano davvero bene la videocamera e i programmi di montaggio. Non è il primo caffè ecclesiale che si può bere in Piemonte: poco più di un anno fa fu Derio Olivero, vescovo di Pinerolo (che dista da Pralormo un'ora di macchina) a offrircelo, spezzando in alcuni video la sua lettera pastorale 2019-2020 "Vuoi un caffè" ( bit.ly/31xsJ2O ). Continuo a pensare che questa metafora, inusuale nel linguaggio della Chiesa, sia molto efficace: una comunità che offre un caffè trasmette accoglienza e familiarità, apre un dialogo senza calarlo dall'alto, fa venire voglia di ritornare a visitarla.
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