Quale tipo di turismo vogliamo in Italia? Il quesito,confinato fino a qualche tempo fa neidibattiti di settore, sta diventando rapidamente una questione "vitale" per la gestionedelle nostre città d'arte e per la salvaguardia di un patrimonio artistico straordinarioquanto fragile, unico quanto irripetibile. Possiamo ancora limitarci a ricevere anzia subire, in molti casi un turismo di massa "mordi e fuggi",che porta nel centro storico di Roma, Firenzee Venezia più problemi che vantaggi? E quando ci accorgeremo di avere le potenzialità per attirare un turismo"sostenibile" fatto di qualità e rispetto dell'ambiente? Tornelli,conta-persone, numero-chiuso, limitazioni alla circolazione: in vista della prossimaestate, le città d'arte italiane siaffannano a cercare soluzioni regolamentari e operative per evitare che le zone più pregiate e i monumenti piùvisitati "esplodano" di visitatori. A Venezia saranno installati per la primavolta i conta-persone nei punti nevralgicidi arrivo, mentre si sta studiando l'applicazione del numero chiuso e dei ticket per Piazza San Marco. AFirenze si sta immaginando di impedirel'accesso ai pullman turistici "giornalieri". Misura che sarebbe necessaria anche a Roma, dove però nonsembrano allo studio provvedimenti delgenere. Molto attento al problema è il ministro Franceschini, secondo cui «il ticket per entrare nelle città è unacosa sbagliata, perché devono restareaperte e libere. Ma dei regolatori d'accesso che evitino sovraffollamenti insostenibili in luoghi d'arte che rischianodi essere travolti da troppo turismo,sono una cosa ragionevole. Perché Fontana di Trevi, Piazza San Marco, il Ponte Vecchio hanno una capacità dicarico finita. Vanno tutelati». Ma lagrande sfida del turismo italiano non si gioca solo in difesa, a tutela dei nostri centri storici. Amedio-lungo termine è più interessante lapartita che potremmo condurre in attacco, lungo due direttrici: la"caccia" al turismo di qualità che stenta ancora adaffacciarsi dalle nostre parti e la promozione delle bellezze della provinciaitaliana, più esclusive e distintiverispetto alle classiche mete da tour operator. Tra i due obiettivi c'è un punto in comune: la radicalenecessità di cambiare il nostro modo difare turismo, spostando la nostra offerta verso alberghi e strutture di alto livello, servizieccellenti e una cultura del cliente capacedi personalizzare l'esperienza. Servirebbe una strategia politica a tutti i livelli, dal Governo alle città, cheincentivi gli operatori del settore amuoversi in questa direzione. Chi può, batta un colpo.