Sono una rarità nel nostro panorama televisivo, ma esistono programmi Rai che ci riportano alla ratio più profonda dell'esistenza di un servizio pubblico radiotelevisivo. Uno di questi è "Ulisse - Il piacere della scoperta", che da stasera torna su Rai3 sotto la guida di Alberto Angela. Il giovane e appassionato narratore ha ormai superato per capacità di racconto e di affabulazione (televisiva) un "monumento" della divulgazione scientifica come il padre, e questa è un'altra rarità in un Paese nel quale i figli sono soliti dissipare fama e patrimonio dei padri.
Ma a mio parere rappresenta soprattutto – con il suo programma e la sua squadra di autori – un modello di riferimento a livello internazionale, in virtù di un mix originale e vincente di approfondimento di qualità e sapienti espedienti televisivi, serietà storica e spettacolarizzazione. Ovvero, un esempio di come la Rai possa fare la Bbc (con ascolti migliori), giustificando un'imposta sempre meno amata come il canone.
Basterebbe la lista dei nuovi itinerari storici proposti da "Ulisse" per testimoniare come cultura e tv non siano necessariamente un ossimoro, come pure molti autori e produttori televisivi si ostinano a ritenere. E come il popolo dei telespettatori non sia necessariamente (ed esclusivamente) in cerca di momenti di svago per disconnettere le funzioni celebrali, ma possa decidere di dedicare una serata a temi storicamente complessi. La prima puntata, ad esempio, sarà dedicata alla rivolta di Spartaco: lo schiavo ribelle di cui non rimane neanche una tomba e di cui non si conosce neanche il volto, ma che è riuscito a trasmettere fino ai giorni nostri l'ideale di libertà per cui ha combattuto. Così come tra i protagonisti delle puntate successive, ci saranno figure misteriose e lontane come Rasputin o i monaci amanuensi romanzati ne "Il Nome della Rosa".
L'esperienza di "Ulisse" dimostra che è possibile mettere insieme informazione e formazione, dando vita a un prodotto fruibile da tutte le generazioni. E, forse, che raccontare in tv il nostro patrimonio storico e culturale vuol dire tornare alle radici migliori del Dna italico. Contribuendo a formare cittadini migliori e figli più consapevoli della forza e della bellezza dell'eredità ricevuta dai padri.
@FFDelzio
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