«Il nostro vero combattimento è sempre quello con Dio». Dobbiamo alla voce, sapiente della vita e delle sue prove, di Luigi Accattoli avere colto, sul suo blog ( bit.ly/2k48xWH ), l'aspetto religioso della drammatica storia di Edoardo de Ecclesiis, morto di tumore nel novembre 2017, a 16 anni, e della «festa per la maggiore età» che il padre Luigi, in sua memoria, ha organizzato ieri sera al Palavillanova di Torri di Quartisolo (Vicenza). Il racconto di Andrea Priante sul "Corriere della Sera" ( bit.ly/2k0mMMa, da dove è rimbalzato su varie altre testate online) si conclude con una frase del padre che non tutti hanno riprodotto: «Ho smesso di credere in Dio. Ma se avessi la certezza di poter riabbracciare mio figlio nell'Aldilà, forse mi ucciderei»; di qui le parole di Accattoli. Tra le spettacolarizzazioni del dolore che il sistema dei media cavalca c'è, lo sappiamo, quella della malattia, meglio se di personaggi pubblici che scelgono, con piena libertà, di non nascondersi mentre attraversano questi loro travagli (i casi più recenti: Nadia Toffa, Sinisa Mihajlovic), e che i media trasformano in supereroi.
Ma, come ha ricordato di recente don Tullio Proserpio, cappellano dell'Istituto dei Tumori di Milano, intervistato da Vita.it in proposito ( bit.ly/2lByWvE ), «parlare di eroismo, lotta, coraggio e tutto il resto serve per nascondere una domanda (...) che si ha paura di dire: se lotto, combatto e mi impegno e non ce la faccio, a quel punto che faccio?». E ancora: «La dimensione terrena, orizzontale, non è sufficiente ad aiutarmi di fronte ai grossi interrogativi della vita. Si dice che quelle dei preti sono tutte balle, e va bene. Ma la verità è che è un problema di senso, non limitato alla questione terrena. È questa la prospettiva religiosa. (…) Non è un caso che sia Sinisa che Nadia Toffa lo hanno detto. Ma mediaticamente tutto questo viene bypassato». Ecco perché ho apprezzato Accattoli: commentando le parole di Luigi De Ecclesiis, ha rimosso il bypass.
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