Si legge in una pagina del Vangelo di Luca. Gesù guarisce dieci lebbrosi, ma uno solo di loro torna a ringraziarlo, lodando Dio. E Gesù gli dice: «La tua fede ti ha salvato». Ecco, la fede: la questione delle questioni, per tutti, per chi se la pone e per chi non se la vuole porre (o neppure ci pensa). La fede è sicuramente un regalo di Dio. Ma se ci sembra, a un certo punto, che Dio questo misterioso regalo non ce lo faccia? O ce lo faccia in una singolare, incerta misura, non piena? Basta volerla, la fede? E volerla significa già averla? A me sembra che volerla sia essenziale ma non basti. Come si comporta il decimo lebbroso, un samaritano, figlio d'una gente straniera all'antico popolo di Dio, per gravi deviazioni dalla vera religione? Il decimo lebbroso fa, anche: agisce; e sta in questo la verità della sua fede. Non si limita a credere che Gesù può guarirlo, miracolosamente; ma colpito dalla grazia della guarigione mentre è in cammino, torna indietro, raggiunge il Guaritore, si prostra davanti a Lui e lo ricompensa come può: con l'amore della sua riconoscenza. I dubbiosi desiderosi — di Dio — hanno così una significativa indicazione. Il desiderio di credere vale solo se è accompagnato da una condotta coerente: la fede si trova imparando a viverla nelle sue logiche d'amore.
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