mercoledì 10 luglio 2024
«Quando entrarono nella grande città, furono spaventati dalla sua immensità e dalla quantità di persone che passava per le strade»
I sogni di una banlieue che fa centro
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«Quando entrarono nella grande città, furono spaventati dalla sua immensità e dalla quantità di persone che passava per le strade». Come la coppia di poveri contadini dal cuore ardente in cerca del figlio, nel celebre racconto L’uomo dell’acqua santa di Guy de Maupassant, anche la piccola fiamma olimpica, recata a piedi dai tedofori, giunge dunque finalmente questa settimana nella vasta regione metropolitana parigina, in mezzo ad emozioni d’ogni tipo di protagonisti e spettatori. Fra queste, di certo, pure tanta fierezza. Soprattutto nella banlieue Nord della capitale e in particolare a Saint-Denis, dove vibreranno il villaggio olimpico e lo Stade de France scelto per le competizioni di atletica. Si tratta di una densa porzione di conurbazione che è pure l’epicentro della Francia multiculturale, con un mosaico di decine di nazionalità, origini, religioni e lingue, gomito a gomito.

In una Francia che ha appena evitato d’un soffio l’elezione di un premier e di un governo d’ispirazione xenofoba, la banlieue scelta come centro di gravità dello spirito olimpico di Paris 2024 acquisirà, per tanti osservatori, un valore simbolico ancor più pronunciato. Anche perché nei quartieri attorno al villaggio olimpico, in fondo, si specchia la storia più profonda e meno raccontata della Francia al plurale: da secoli, un crogiolo per eccellenza di arrivi e apporti migratori, già da tutti i Paesi europei vicini, ben prima che da altri continenti. Allo stesso modo, simili a un grande calderone festivo all’insegna dell’apertura culturale vorrebbero restare i Giochi.

Così, non sorprende che fra i tedofori di queste tappe di banlieue ci siano pure tante personalità della Francia al plurale. Del resto, solo per fare un esempio, il club di atletica più titolato di Francia è quello di Montreuil, sobborgo della banlieue Est parigina, segnata da una lunga storia operaia. Un luogo, il Club Athlétique de Montreuil, capace di accogliere con il sorriso tanti ragazzi d’ogni origine.

L’attuale presidente onorario del club, il mezzofondista franco-polacco Michel Jazy, classe 1936, s’illustrò nel 1960 ai Giochi epocali di Roma, vincendo l’argento nei 1.500 metri: «Il CA Montreuil era una grande famiglia e lo rimane», ripete spesso. L’attuale presidente del club, Samir Benfarès, ha festeggiato il trofeo del 19mo titolo della compagine, campione di Francia nel 2023: «La mia più grande fierezza è di averlo fatto con una maggioranza di atleti formati al club e non con dei mercenari», spiega.
Oltralpe, lo sport come orizzonte educativo e di inclusione sociale è stato da sempre una ‘vitamina’ in più per quelle stesse banlieue talora dipinte, anche a livello mediatico, solo come concentrati di disagio e fucine di potenziali disordini.

La saga dei grandi sportivi cresciuti nella banlieue ha trovato oggi nel campione di calcio Kylian Mbappé il suo nuovo eroe di punta, in mezzo a tanti altri. Un ispiratore che fa luccicare gli occhi dei più piccoli, come si è visto di recente pure durante un evento sugli Champs-Elysées in cui il cannoniere si è mescolato a tante giovani promesse. Anche di questo, in fondo, si nutrono i Giochi: dei sogni di far centro di ogni periferia, francese e non.

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