Ho iniziato a fare riferimento agli incroci tra "fede, Chiesa e coronavirus" che incontro navigando la blogosfera ecclesiale lo scorso 12 febbraio, prendendo spunto dalla Giornata del malato. Da allora, su venti puntate di questa rubrica, dieci sono state imperniate su tale tema, di cui le ultime sette consecutivamente. Avendo già segnalato i pericoli di questo sovraccarico informativo monotematico mi sono perciò proposto, per oggi, di raccontare un'altra storia. Impossibile estrarla dal diario di Facebook: persino le inserzioni pubblicitarie fanno riferimento alla quarantena da coronavirus. Se invece interrogo il mio robot-aggregatore, esso mi racconta che, salvo qualche argomento obiettivamente marginale, c'è un'unica famiglia di post che sfugge alla stringente attualità: quella dei commenti online alle letture della domenica, dei quali già in varie occasioni ho riferito con ammirazione. Per scrupolo ne consulto più di una ventina – ricordo che molti sono raggiungibili attraverso il sito "Alzo gli occhi verso il cielo" ( bit.ly/2WMsSAV ) – e scopro che in effetti anche alcuni di essi, compilati evidentemente nel corso della settimana, contengono riferimenti – più o meno stringenti, a seconda del taglio prediletto dall'autore – all'epidemia che ci inquieta. Ma una buona parte non ne contiene: predisposti, evidentemente, con anticipo – cosa che, beninteso, è assolutamente compatibile con il tipo di servizio che tali commenti vogliono offrire – non c'è stato modo né tempo di aggiornarli o modificarli. Non trovo motivo di rammaricarmene, né pretenderei che, come per certi programmi dell'intrattenimento televisivo, comparisse la dicitura: «Questo commento è stato scritto/registrato prima del Dpcm...». A maggior ragione per i commenti al Vangelo di oggi, che ci parla di amicizia, di malattia, di morte e risurrezione e di cosa significhi credere in Gesù. Impossibile, veramente impossibile leggerli o ascoltarli senza trarne aiuto e conforto per i giorni che stiamo vivendo.
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