Quattro anni dopo il terremoto che nel gennaio 2010 uccise oltre 200mila persone, la riscossa di Haiti si chiama Sûrtab. Per trovarla bisogna lambire una delle tante baraccopoli del Paese e entrare in un capannone nella zona delle fabbriche tessili, alla periferia di Port-Au-Prince. Grazie a un aiuto di 200 mila dollari della Agenzia statunitense per lo Sviluppo Internazionale è nata una fabbrica diversa. Le donne hanno camici bianchi e cuffie in testa. Al posto delle macchine da cucire e dei ferri da stiro usano i saldatori. Qui nasce il primo tablet haitiano. Un'alternativa «low cost» al ben più famoso e costoso iPad. Il Sûrtab, appunto. «Quando l'ho raccontato ai miei amici non ci credeva nessuno» ha raccontato una'operaia. Intendiamoci, i componenti sono asiatici, il sistema operativo è Android. Ad Haiti vengono "solo" assemblati tre modelli, tutti con schermi da 7 pollici (18 cm). Prezzi da 100 a 200 dollari. Se pensate che stiamo parlando di una delle nazioni più povere del mondo, la fabbrica dei Sûrtab è molto più che un segno di speranza. Tanto più che le donne che li assemblano sono pagate il doppio e il triplo che nel resto del Paese. Nessuno, per ora, lo dice. Ma tutti pensano agli anni Settanta e Ottanta, quando Haiti pullulava di fabbriche che assemblavano di tutto, dalle schede dei computer alle palle da tennis. Poi la dittatura, gli embarghi e tutte le altre calamità politiche e naturali l'hanno rasa al suolo. Finché qualcuno ha deciso di scommettere su un piccolo oggetto che potrebbe fare una grande differenza.
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