venerdì 29 aprile 2022
A Milano caldo, quasi estate. Al Politecnico Bovisa, le lauree magistrali. Gli studenti espongono la tesi nelle aule silenziose. Poi la proclamazione, gli applausi, la corona d'alloro. Nel giardino fiorito del Poli i botti dello champagne. Che festa: tutto ancora da vivere, ancora da fare. Ma, quest'ombra che ho addosso? Forse perché mi pare ieri che questa figlia l'ho accompagnata a scuola, il primo giorno delle elementari. Davvero, invecchiando, la percezione del tempo si modifica: così vicino ciò che è remoto, e il presente inafferrabile.
Sono belli i ragazzi, alla festa di laurea. Quasi avessero dimenticato la guerra: un giorno almeno, per essere lieti. Io ho un gran vento nel cuore, dal 24 febbraio. Ma, un mese prima, avevo fatto un sogno. Ricordate i carri armati del Risiko, quelli piccoli, colorati, graziosi? Ho sognato che tutti in una fila, a centinaia, dalla Russia entravano in Ucraina. Ma, non si fermavano.
Disciplinati come formiche andavano oltre: Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca... M'ero svegliata di soprassalto. Avevo acceso il cellulare. Non era successo niente. Sciocca, mi ero detta, ma non ero più riuscita dormire. E oggi, in questo giardino pieno di figli e di sole, la colonna di piccoli carri colorati si ripresenta negli occhi. Via, la guerra, è impossibile. Il pensiero molesto però è come una mosca. La scacci, la scacci ancora, e ritorna.
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