Si direbbe che i darwinisti si siano stancati della loro dottrina. Un giovane neuroscienziato italiano pensa di aver trovato il modo di «prendere le misure all'io», cioè di determinare il modo in cui si possa far diventare tangibile (scientificamente, s'intende) la coscienza dell'uomo e lo spiega in un'intervista a La Stampa (mercoledì 15). La cosa è molto discutibile, ovviamente, perché la coscienza è quanto di meno verificabile, ripetibile e manipolabile sperimentalmente come scienza vorrebbe. Non c'è, qui, spazio per descrivere la tecnica di questo progetto, fattibile per il suo Autore. Basti per ora annunciarlo nel suo disegno, che, su La Repubblica (sabato 11) Stefano Rodotà preconizza come possibilità di «costruire una specie perfetta», che potrebbe essere definita «umanità post o trans-umana». Preconio un po' tardivo, perché questa rubrica se n'era già occupata sei anni fa, quando ne parlò su Libero il presidente dell'associazione dei «transumanisti», vale a dire di coloro che credono in uno sbocco tutto tecnologico dell'umanità e s'iniziava, a quanto pareva, la decadenza del darwinismo. Oggi Rodotà ne parla così: «L'umanità sembra "voler uscire da se stessa", nel senso, almeno, che si svincola dalla pura logica darwiniana, affidandosi a un'evoluzione tutta legata a una tecnica direttamene governata dalle persone [...] Il destino del genere umano appare affidato a scienza e tecnica che [...] lo liberano progressivamente da caso e necessità, fino a prendere congedo dalla natura». Liberazione, però, tanto poco appetibile che, se davvero dovesse trasformarci in robot, ci farebbe venire nostalgia dell'evoluzionismo. Perché è vero che il Caso, operando in modo del tutto irrazionale e così smentendo ogni razionalismo, ha finito per generare razionalità viventi e, almeno sulla parola dei darwiniani, sembra essere stato davvero bravo nei suoi esiti constatabili. E perché, scrive Rodotà, ora «si prospetta una nuova nozione di normalità, che non è più soltanto quella naturalmente determinata, ma pure quella artificialmente costruita» (corsivi nell'originale). Pensate che prospettiva con la tecnica: potremmo diventare, non so, anche tutti post-umani...
I MIRACOLI DI SPINOZA
Il dott. Corrado Angius, molto libero docente di cristianesimo all'università di Repubblica (mercoledì 15) dice la sua anche sul miracolo di San Gennaro: «Solo una religiosità popolare paganeggiante e approssimativa può considerare un miracolo il sangue di san Gennaro [...] Leggo che a San Pietro in Bagno, paesino in provincia di Cesena spaventato da un interminabile sciame sismico (oltre 600 scosse), i locali hanno portato in processione il simulacro di Sant'Emidio, un tale al quale bastava, secondo leggenda, toccare con un dito un edificio pagano per scatenare un terremoto che lo faceva crollare lasciando intatto il resto». Per la verità Sant'Emidio, vissuto nel I secolo e primo Vescovo di Ascoli, è venerato come il protettore dai terremoti. Augias conclude citando il filosofo razionalista Spinoza, secondo il quale «Dio per farsi conoscere agli uomini non può né deve usare parole o miracoli o alcun'altra cosa consacrata, ma solo se stesso». Per le sue tesi ("Dio è un tutt'uno con la natura") fu condannato con un cherem, terribile scomunica ebraica e, dunque, non sembra davvero la persona più adatta a giudicare il Dio dei cristiani, che ha scelto di farsi uomo proprio per comunicare con loro in modi umani.
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