Dall'Ape sociale all'isopensione: intrecci di norme per disoccupati e invalidi
mercoledì 3 maggio 2017
A partire da questo mese, nuove scorciatoie per il pensionamento offrono a molti lavoratori l'opportunità di lasciare il servizio con notevole anticipo. La fantasia ha partorito sigle come "Ape sociale", "Ape volontario", "Rita", ma alla lista vanno aggiunti anche "anticipo precoci", "anticipo usurati" ed una inedita "isopensione". Si tratta, quest'ultima, di un assegno mensile, anticipato anche di quattro anni, dello stesso importo della futura pensione e che può essere liquidato ai dipendenti anziani di ditte con più di 15 addetti, in base ad un accordo tra la stessa azienda, sindacati e Inps; i costi dell'isopensione sono tutti a carico del datore di lavoro.
Non pochi lavoratori si trovano in possesso dei requisiti richiesti per più di una delle scorciatoie consentite. Scegliere quale sia l'anticipo più conveniente è certamente facilitato dalla gratuità (ad esempio, per l'Ape sociale), ma hanno un loro peso anche i motivi personali, in particolare per le lavoratrici (esigenze di famiglia, doveri di assistenza, salute personale ecc.).
Ape sociale. Dopo le prime generiche indicazioni della legge, un decreto mini-steriale di imminente pubblicazione precisa le condizioni per accedere all'"Ape sociale". Questa forma di anticipo della pensione ha un costo che viene interamente assunto dallo Stato e, per questo, l'Ape sociale è riservato ai lavoratori con una invalidità superiore al 74%, ai dipendenti che assistono un congiunto con handicap grave, ai disoccupati senza ammortizzatori sociali, agli addetti a lavori pesanti.
L'area di riferimento del beneficio è in realtà alquanto ristretta. Infatti, fra i vari
requisiti, occorrono almeno 30/36 anni di versamenti, un importo di pensione già maturato di almeno 702 euro (= importo minimo + un quarto), mentre l'anticipo dell'assegno non può durare più di 3 anni e 7 mesi; quindi, nel rispetto della riforma, può essere concesso solo a quanti hanno compiuto i 63 anni di età.
Nella fascia dei disoccupati, resta fuori il gran numero di coloro che hanno perso il lavoro intorno ai 50 anni, che non arrivano all'età di 63 e che restano o resteranno scoperti da cassa integrazione oppure indennità di mobilità concesse a esaurimento.
Più complessa è la situazione di quanti assistono un familiare con handicap grave. L'Ape sociale va confrontata con le disposizioni della legge 104/1992 sui permessi per l'assistenza ai familiari e delle leggi 53/2000 e 51/2001 sui congedi dal lavoro (fino a due anni) per una assistenza continuativa. Queste norme prevedono una indennità economica per il lavoratore ed una contribuzione figurativa complessivamente fino a 47.445 euro.
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