La lussuosa residenza di un ex capo della mala barese, poi confiscata, diventa un centro di co-housing per neomaggiorenni fuori famiglia come occasione di riscatto e integrazione sociale. Si chiama villa Artemisia quella che negli anni 90 era la dimora dove il boss messinese Antonello Lazzarotto gestiva il narcotraffico e che ora è stata trasformata dalla cooperativa Caps in una struttura polifunzionale. Gli interventi mirati e il prezioso lavoro dei volontari hanno creato i presupposti per realizzare un'esperienza di accoglienza, formazione, lavoro, cultura e turismo che sarà portata avanti da operatori specializzati del settore e dai giovani ospiti. Il taglio del nastro è avvenuto alla presenza della ministra dell'Interno, Lamorgese, e del sindaco di Bari, Decaro, che ha lanciato un appello affinché i beni confiscati ai mafiosi non siano venduti ma messi a disposizione della cittadinanza locale. All'interno di villa Artemisia, che si estende per circa 1.500 metri quadri, sono stati ubicati anche un bistrot, un bed and breakfast e uno spazio aperto dedicato alla cultura. Per il momento ci vivono alcuni giovani "care leavers" di età compresa tra i 18 e i 21 anni che hanno perso l'affetto dei propri genitori o che da minorenni hanno vissuto esperienze di accoglienza extra familiare in comunità educative.
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