Sarò sincero: questa volta stavo per gettare la spugna. Sì, perché raccontare qualcosa che sia passato per la blogosfera ecclesiale durante il Triduo, supponendo che chi legge sia già nella gioia della Pasqua, è, anno dopo anno, una prova tra le più ostiche che questa rubrica mi somministra, specie per la mia determinazione a non inquinare tale gioia enfatizzando le immancabili “obiezioni di giornata” al pontificato. Poi mi è arrivato su Facebook un post nel quale Assunta Steccanella ha condiviso, dalla pagina “Chiamalavita” ( tinyurl.com/y4l3og76 – è «una proposta della pastorale vocazionale della Chiesa di Padova»), la limpida cronaca di una mattina pasquale vissuta in anticipo (si sa, i bambini sono bambini) nell'aula scolastica di una prima elementare. L'ha stilata la loro insegnante di religione, Manuela Riondato, che è una «collaboratrice apostolica diocesana» ( vedere qui tinyurl.com/y3vlq6xq se, come me, non si conosce tale forma di sequela; penso alle donne davanti al sepolcro vuoto e penso che queste sorelle vi somigliano... ). Forte del dottorato in teologia e della laurea in astronomia ha anche un blog mensile in tema di scienza e fede, «Cosa c'entra Dio», sul sito del settimanale “La difesa del popolo”. Ma ora è in classe. Un bambino, che dev'essere un discendente di quel discepolo che andava verso Emmaus, è triste «perché Gesù è morto. Cosa ce ne facciamo ora che non c'è più?». Allora la lezione ritorna su quel che succede il giorno dopo il sabato. Però i bambini sono perplessi, tanto sulla parola («risorto» o «risurrezionato»?), quanto sulla cosa («se è morto resta morto!»). Finché spunta G., il quale trova un modo di dirlo: «È diventato tutto spirito e così è in tutta la terra, dappertutto, anche qui!». Quindi «è vivo!», «è qui anche adesso!», commentano i compagni. E quando l'autorità dell'insegnante conferma con un sorriso che questa è la fede della Chiesa, «esplode un boato incontenibile di felicità». Esplode la Pasqua.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: