Dalle cronache locali svizzere (qui una fonte del 22 agosto scorso shorturl.at/vP62p ) si è spinta fino ai maggiori media generalisti italiani la notizia che in una chiesa di Lucerna è stato installato, in un confessionale, un chatbot di Gesù, con tanto di ologramma. Facile individuare le dinamiche di una tale performance. Provo a sintetizzarle prescindendo dall’analisi dell’esperimento in sé stesso, chiamato “Deus in machina”, e dei rischi che, anche per come è stato condotto, ha messo in luce: qui su “Avvenire” se n’è appena occupato ( shorturl.at/jSRgY ), con tutto il suo acume, don Luca Peyron. C’era un tema, quello dell’intelligenza artificiale, che da un paio d’anni almeno è diventato un passpartout per qualsiasi tipo di notizia, e c’era un soggetto religioso, la confessione, che come pochi altri caratterizza presso l’opinione pubblica, scristianizzata ma non del tutto immemore, le forme del cattolicesimo. Così, nel passaparola mediatico, c’è voluto poco perché nei titoli (poco importa quel che poi viene spiegato, più o meno correttamente, nei testi) si trasformasse il fatto di un Gesù virtuale, con il quale dialogare consapevoli del carattere empirico del marchingegno, nello “scoop” di una tecnologia che consente, o perlomeno promette, una confessione sacramentale con Cristo stesso. Cito per tutti il titolo di “Fanpage” ( shorturl.at/eaeZj ): «Un Gesù virtuale creato con l’IA sta confessando i fedeli in Svizzera».
Quante bufale sul Papa
Tra gli altri “fraintendimenti” (chiamiamoli così) cui le cose della fede e della Chiesa possono andare incontro nell’ambiente digitale, segnalo quelli analizzati in due post recenti. Il primo ricapitola le più radicali “bufale” su papa Francesco comparse in questi anni. La testata ispanofona “Religion digital” ( shorturl.at/VodWp ) l’ha ripreso da un sito spagnolo, “Maldita”, specializzato nello smascherare le fake news. La più recente racconta che il Papa vuole abolire il Natale, sostituendolo con una generica “festa della pace”: la denunciano in dettaglio sia lo stesso “Maldita” ( shorturl.at/iIO5K ), con un’analisi accurata, sia “Euronews” ( shorturl.at/oJPnc ); l’ha diffusa in origine il sito argentino “El Cronista” per poi rimuoverla, ma nel frattempo essa ha attecchito con una certa forza sui social media. Evidente, e particolarmente esecrabile, la manipolazione dell’impegno di Francesco in favore della pace mondiale. Altre categorie di fake papali: si vuole arrendere all’islam; è favorevole alla pedofilia; è satanico; sostiene la sostituzione demografica in Europa; promuove lo spopolamento mondiale; è morto nel marzo 2023; ha minacciato l’inferno per i no-vax. Tutte queste narrazioni, supportate da citazioni false, immagini manipolate o contenuti generati con l'intelligenza artificiale, sono sostenute da teorie complottiste. In effetti, in prima linea nella loro diffusione, secondo “Maldita”, c’è un sito statunitense con questo taglio, “The People’s Voice” ( shorturl.at/1ekpt ), che si dice dedito all’«informazione alternativa» e rivolto ai «conservatori».
«Condividi e scrivi amen»
Un post firmato su “Vino Nuovo” da Sergio Di Benedetto ( shorturl.at/5H0Fy ) si rivolge invece a stigmatizzare, sui social media, il moltiplicarsi di «pagine fake» dai contenuti cristiani «banali, emotivi, accompagnati da immagini quasi sempre create da intelligenza artificiale, con qualche citazione molto devozionale», ma che ottengono «centinaia di like e di condivisioni, per la serie “condividi e scrivi amen”». Pagine «tristi», sia per la «creduloneria», l’«ignoranza religiosa» e il «timore superstizioso» su cui fanno leva, sia «per il modo in cui i contenuti religiosi vengono strumentalizzati». Di Benedetto ipotizza che il loro scopo non sia solo quello di ottenere grande visibilità, e quindi un buon tornaconto economico, ma anche di mostrare che vi sono cattolici tanto in buona fede quanto impreparati a riconoscere, sul web, «il contenuto greve che viene veicolato» e la sua natura artificiale. Insistendo, con accenti assai severi, su questi concetti, l’autore (insegnante e ricercatore in materie letterarie, da diversi anni è tra gli animatori più attivi del blog) conclude evidenziando un obiettivo «di alto profilo»: dedicarsi, in ambito ecclesiale, a un lavoro formativo, che coltivi il pensiero critico e ragioni sui metodi e i modi della permanenza in Rete. Ma senza disdegnare un primo passo più alla portata di tanti, preti compresi: «Mettere in guardia le persone che conosciamo laddove vi sia la condivisione e l’apprezzamento di contenuti falsi».
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