Ritorna, in questi giorni, da parte degli osservatori più pensosi di casa nostra, l'invito ad andare oltre alle considerazioni e alle preoccupazioni legate al breve termine (il cosiddetto "cortotermismo") per accogliere una visione attenta altresì agli effetti a medio e lungo termine: è un invito fatto al mondo politico e alle istituzioni, ma esteso agli operatori economici pubblici e anche a quelli privati, in particolare non profit. Quanto al mondo politico, va forse superato un luogo comune ancora molto frequentato, quello per cui il cortotermismo gli sia connaturale: «Ciò che sarà buono domani non serve al politico. Gli serve ciò che è buono oggi, qualcosa che si veda, si tocchi, si misuri», dice il difensore di Ponzio Pilato in "Processo a Gesù" di Diego Fabbri. A bene guardare, alcuni dei principali problemi sul tappeto, dalla sicurezza individuale e pubblica alle tante emergenze ambientali, traggono origine proprio da scelte e situazioni in cui a farla da padrona è stata l'ottica di breve periodo. Ne dovrebbe derivare che le strategie di risposta dovrebbero avere come cifra principale proprio l'attenzione alle conseguenze nel medio e lungo termine. In tema di sicurezza e di legittima difesa, ad esempio, devono essere attentamente valutate le ricadute di determinate norme in ordine alla diffusione di armi da sparo e alla propagazione di una mentalità di frontiera che, lungi dall'aumentare la sicurezza individuale, sembrano andare esattamente nel senso della sua diminuzione. In tema di ambiente, come sottolineato con coraggio dall'enciclica di papa Francesco "Laudato si'", la disattenzione per le generazioni future sta creando, in relazione all'eccezionale velocità dei cambiamenti climatici, effetti drammatici già sull'oggi. Quanto alle istituzioni, esse sono, per definizione, chiamate a guardare oltre, a essere, in qualche misura, un po' presbiti: mi ha sempre colpito, ad esempio, la cura con cui storicamente il Csm ha sempre incentrato la propria attività consultiva nei confronti del Ministro della giustizia (e, indirettamente, del Parlamento) sulla considerazione degli effetti a medio e lungo termine delle misure proposte. E ciò che vale per un'istituzione di garanzia dovrebbe, almeno in parte, valere per tutte le istituzioni. La vera efficienza è infatti quella che si misura nel tempo. Che cosa osta al superamento di visuali soltanto di breve termine? Vi sono certamente ostacoli di ordine culturale, ma credo che sia soprattutto un problema di etica. Cortotermismo e malaffare (come dimostrano le cronache giudiziarie, anche di questi giorni) vanno infatti quasi sempre insieme. E dunque insieme, con l'impegno di molti, potrebbero cadere.
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