martedì 5 luglio 2022
Menomale che mi hanno arrestato. Chi può pronunciare una frase così paradossale? Uno come Paolo, che non sarebbe uscito dalla schiavitù della droga se non si fosse trovato un giorno con le manette ai polsi. L'accusa: spaccio, era quello che faceva da mesi per ottenere il denaro necessario per pagarsi la droga che gli era diventata necessaria come l'aria che respirava. A denunciarlo è stata sua madre, esasperata da quello che spariva da casa - soldi, gioielli, telefonini - ma soprattutto dalla convivenza con un figlio che stava buttando via la vita. Così, un giorno, si è risolta a telefonare ai carabinieri e a sporgere denuncia contro la carne della sua carne. Una scelta lacerante - arrivata dopo notti insonni e pianti e ripensamenti - ma che è all'origine della ripartenza di Paolo: dopo l'arresto e la detenzione in carcere ha deciso di tagliare i ponti con il passato accettando l'ingresso in una comunità di recupero dove ha cominciato un faticoso percorso in salita fatto di sacrifici, rabbia e dolore, decisioni di smettere più volte rimangiate e alfine confermate. Una lenta e faticosa risalita dal pozzo nero della dipendenza, resa possibile dal gesto coraggioso e straziante di una madre che per amore ha fatto andare in galera il figlio.
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