Pietro nasce da Angelerio e Maria Leone verso il 1215 in Molise. A 20 anni vive solo in varie grotte, pregando e annunciando la vita eterna. Lo dicono santo e allora scappa, ma qualcuno lo convince al sacerdozio: va a Roma e nel 1239 è prete, ma Roma non gli piace. Si ritira in una grotta sul Monte Morrone ove resta per 40 anni. È Pietro da Morrone. Contro il suo desiderio un gruppo di suoi discepoli è accolto da Urbano IV e il vescovo di Chieti, Niccolò di Fossa, li vorrebbe tutti tra i Benedettini, mentre nella Chiesa si creano contrasti tali che il Concilio di Lione (1274) prospetta la soppressione di tutte le famiglie religiose sorte dopo il Concilio del Laterano del 1215. Per sventare questo rischio lui a piedi arriva a Lione da Gregorio X che conferma il suo ordine col nome di “Fratelli dello Spirito Santo”: la casa madre presso la Maiella avrà presto altri 117 monasteri, 96 in Italia e 21 in Francia. Tornando da Lione, Pietro si ferma in località Collemadium, e dice che Maria chiede una Basilica sul posto: nasce così la chiesa di Collemaggio all'Aquila, consacrata nel 1288, oggi Basilica. Anche lì troppa gente però: lui scappa ancora e torna sul Morrone. Ci sarebbe restato fino alla morte: ha già quasi 80 anni, e quella è la sua tana, ma...c'è un ma: il 4 aprile del 1292 era morto Niccolò IV e tra i 12 cardinali non si trovava accordo: lotte dinastiche tra Orsini e Colonna a Roma, tra Angioini e Aragonesi in Europa, e lotte religiose tra domenicani, francescani e benedettini bloccavano tutto. Ci si mette anche la peste, che fa spostare il Conclave a Perugia, e nel viaggio da Perugia, di ritorno a Napoli, passa sul Morrone il re Carlo II, che parla a Pietro dello scandalo del Conclave senza fine, e gli chiede di scrivere una lettera ai cardinali. Lui esegue, e scrive invocando la fine dello scandalo di una Chiesa senza capo visibile. La lettera è letta in Conclave il 5 luglio 1294 e l'effetto è immediato: Pietro da Morrone il 27 luglio viene eletto, il 29 agosto è consacrato vescovo proprio nella Basilica di Collemaggio, a L'Aquila. Si chiama Celestino V, e abita prima lì, poi a Napoli, sempre sotto l'ala degli Angiò prospettando un'idea di novità radicale, che si concretizza nella Bolla della Perdonanza, da cui verrà poi il Giubileo del 1300. Frattanto però ha proclamato con una Bolla anche il “diritto” del Papa alla rinuncia volontaria che i cardinali debbono accettare. La proclama pubblicamente il 13 dicembre, lui, e subito la esegue: si sveste davanti a tutti, indossa di nuovo il suo saio da monaco e se ne va. Dopo 11 giorni Benedetto Caetani diventa Bonifacio VIII, ma per essere sicuro fa cercare Celestino V tornato Pietro. Lui cerca di fuggire in Grecia, ma il mare lo respinge sulla spiaggia di Vieste, e gli uomini del re Carlo lo consegnano al nuovo papa. Dunque da luglio del 1295 Pietro da Morrone è prigioniero del suo successore a Fumone, dove muore il 19 maggio successivo. È seppellito a Ferentino, nella Chiesa di S. Antonio, ma da tanti si avverte subito che gli è stato fatto un torto, ed il 15 maggio del 1313 il nuovo papa Clemente V lo proclama santo ad Avignone. Intanto nel 1300 la sua idea della Perdonanza è diventata il «primo Giubileo» di Bonifacio VIII. Nel 1327 due frati dei suoi celestini rubano le ossa del santo da Ferentino e le portano nella Basilica di Montemaggio, all'Aquila: Celestino V diventa protettore della città. Dunque Pietro, Celestino, eremita, Papa, dimissionario, prigioniero, rimproverato perché ha aperto la via a Bonifacio VIII, odiato come dimissionario “per viltade”. Tra l'altro non è sicuro che sia stato il primo Papa a rinunciare. Prima di lui se ne discute per Clemente I, Ponziano, Silverio, Benedetto IX e Gregorio V. Presto papa Francesco sarà sulla sua tomba a Collemaggio. Ignazio Silone, suo conterraneo laico, la sua vita l'ha raccontata così: «L'avventura di un povero cristiano». Come noi, ma lui è stato un santo!
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