Ieri qui (p. 29: “La Chiesa contro il traffico illegale d'avorio”) e sul “Corsera” (p. 26: “Se il Vaticano dice no all'arte sacra in avorio”) leggo che padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha smentito con una lettera ufficiale – l'incipit: «Caro signor Payne, e cari amici degli elefanti» – la notizia diffusa mesi or sono in un lunghissimo servizio – in realtà un “disservizio” – del “National Geographic”, che dava alle religioni, e in particolare alla Santa Sede e addirittura al Papa, la responsabilità della «strage degli elefanti» mirata al commercio dell'avorio, chiamato «oro bianco». Della falsità si era fatta portavoce immediata “Repubblica” (14/9) che in un ampio servizio, del tutto… servile e su più pagine, mescolava abilmente l'evocazione di un «prete filippino» e «croci, rosari, statue… con forte valore simbolico» smerciati in Vaticano, in pratica mandante e almeno complice del massacro. Qui (20/9/2012) avevo già scritto che si trattava di un falso e di una calunnia… Ecco la conferma: proprio così. E il “Corsera” giustamente pubblica. E “Repubblica”? A Malpelo risulta che da quelle parti tutto taccia, per ora. Velocissimi nel dare il falso, chissà se daranno il vero? Troppo abituati a dir male del bene altrui, per scomodarsi con una sollecita auto-smentita? Vedremo. Forse la sorpresa di leggere il contrario di quanto hanno scritto li ha come paralizzati, nel settore… A bocca aperta come il Simplicio di Galileo: lui era dominato dal complesso dell'«Ipse dixit» aristotelico… Ma in redazione non c'è Aristotele! E che vuol dire: è il complesso dell'«Ipsi diximus». In concreto: «quel che abbiamo scritto l'abbiamo scritto». Bell'incrocio. Con Ponzio Pilato…
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