La cura e la custodia del creato che non va sfruttato come se fosse una proprietà privata è al centro della odierna catechesi di papa Francesco che ha proseguito il ciclo incentrato sulla speranza cristiana. Il Pontefice ha ripreso le parole dell’Apostolo Paolo per ricordare che «la creazione è un dono meraviglioso che Dio ha posto nelle nostre mani, perché possiamo entrare in relazione con Lui e possiamo riconoscervi l’impronta del suo disegno d’amore»
«Quando rompe la comunione con Dio - ha aggiunto papa Francesco -, l’uomo perde la propria bellezza originaria e finisce per sfigurare attorno a sé ogni cosa; e dove tutto prima rimandava al Padre Creatore e al suo amore infinito, adesso porta il segno triste e desolato dell’orgoglio e della voracità umani. L'orgoglio umano sfruttando il creato distrugge!»
Il Signore non ci lascia soli, ma ci offre una prospettiva nuova di salvezza universale: l'invito di papa Francesco, che ancora riprende le parole dell'Apostolo Paolo, è a «prestare ascolto ai gemiti dell'intero creato», che non sono un lamento sterile e sconsolato, ma sono simili ai gemiti di una donna che dà alla luce una vita nuova. In questo senso «il cristiano non vive fuori dal mondo, sa riconoscere nella propria vita e in ciò che lo circonda i segni del male, dell’egoismo e del peccato. È solidale con chi soffre, con chi piange, con chi è emarginato, con chi si sente disperato… Però, nello stesso tempo, il cristiano ha imparato a leggere tutto questo con gli occhi della Pasqua, con gli occhi del Cristo Risorto. E allora sa che stiamo vivendo il tempo dell’attesa, il tempo di un anelito che va oltre il presente, il tempo del compimento. Nella speranza sappiamo che il Signore vuole risanare definitivamente con la sua misericordia i cuori feriti e umiliati e tutto ciò che l’uomo ha deturpato nella sua empietà»
«Quante volte anche noi cristiani siamo tentati dalla delusione, dal pessimismo… - ha proseguito il Papa - A volte ci lasciamo andare al lamento inutile oppure rimaniamo senza parole e non sappiamo nemmeno che cosa chiedere, che cosa sperare
Ci viene in aiuto lo spirito santo, respiro della nostra speranza, il quale mantiene vivo il gemito e l'attesa del nostro cuore».
«Nella speranza sappiamo che il Signore vuole risanare definitivamente con la sua misericordia i cuori feriti e umiliati e tutto ciò che l’uomo ha deturpato nella sua empietà – ha affermato Francesco – e che in questo modo egli rigenera un mondo nuovo e una umanità nuova, finalmente riconciliati nel suo amore».
Un appello per la pace in Sud Sudan
Papa Francesco, al termine della catechesi, si è soffermato sulle dolorose notizie che giungono dal martoriato Sud Sudan, dove a «un conflitto fratricida si unisce una grave crisi alimentare che colpisce la regione del Corno d'Africa e che condanna alla morte per fame milioni di persone, tra cui molti bambini». In questo momento è più che mai «necessario l’impegno di tutti - ha proseguito il Papa - a non fermarsi solo a dichiarazioni, ma a rendere concreti gli aiuti alimentari e a permettere che possano giungere alle popolazioni sofferenti. Il Signore sostenga questi nostri fratelli e quanti operano per aiutarli».
Il centenario delle apparizioni della Madonna a Fatima
Nel salutare i pellegrini tedeschi accorsi in piazza San Pietro il Papa ha ricordato il centenario delle apparizioni della Madonna a Fatima: «In quest’anno del centenario delle apparizioni della Madonna a Fatima, affidiamoci a Maria, Madre della speranza, che ci invita a volgere lo sguardo verso la salvezza, verso un mondo nuovo e un’umanità nuova».