Anticipo di festeggiamenti per papa Francesco prima di iniziare l'udienza generale in Aula Paolo VI. Il Pontefice, accolto da una folla in festa di fedeli e pellegrini, prima della catechesi ha fatto il consueto giro dei saluti. A un certo punto dalle transenne una signora ha mostrato una torta con le candeline. E lui, che sabato festeggerà gli 80 anni, ha soffiato. Al termine dell'udienza i fedeli gli hanno intonato "Tanti auguri a te". Gli auguri gli sono stati scanditi anche dallo speaker nei saluti in lingua spagnola e polacca. "Grazie tante" ha risposto Francesco con un sorriso, "ma vi dirò una cosa che vi farà ridere" ha aggiunto. "Nella mia terra fare gli auguri in anticipo porta jella e chi fa gli auguri in anticipo è uno jettatore". Risata generale.
Ed è stata all'insegna del sorriso l'intera catechesi di oggi, mercoledì di Avvento, incentrata sul versetto del Salmo "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace". Il nuovo ciclo di catechesi del mercoledì, dopo la conclusione di quello giubilare sulla misericordia, è infatti dedicato alla speranza cristiana.
L'amore di Dio vince ogni peccato
"Dio non ha abbandonato il suo popolo e non si è lasciato sconfiggere dal male, perché Egli è fedele, e la sua grazia è più grande del peccato" ha ricordato il Papa. "E questo dobbiamo impararlo bene, perché siamo testardi" ha aggiunto parlando a braccio. "Ma io farò una domanda: chi è più grande, Dio o il peccato?". "Dio, ah non siete convinti, non sento bene; e chi vince alla fine, Dio o il peccato? 'Dio'. E se Dio è capace di vincere anche il peccato più grosso, più vergognoso, il terribile dei peccati è capace di vincerlo, questa domanda non è facile, e se c'è qui un teologo o una teologa per rispondere, dunque, con che arma vince il peccato Dio?. 'Con l'amore', o bravi, tanti teologi, bravi". "E questo - ha proseguito riprendendo il testo scritto - vuol dire che 'Dio regna'; sono queste le parole della fede in un Signore la cui potenza si china sull'umanità Dio si china, si abbassa, per offrire misericordia e liberare l'uomo da ciò che sfigura in lui, l'immagine bella di Dio, perché quando siamo in peccato l'immagine di Dio è sfigurata".
Il mondo ha sete di giustizia e pace
"Natale è il giorno per aprire il cuore" ha ricordato il Papa. "E anche noi siamo sollecitati a svegliarci, come Gerusalemme, secondo l'invito che le rivolge il profeta Isaia; siamo chiamati a diventare uomini e donne di speranza, collaborando alla venuta di questo Regno fatto di luce e destinato a tutti. Il messaggio della Buona Notizia che ci è affidato è urgente, dobbiamo anche noi correre come il messaggero sui monti, perché il mondo non può aspettare, l'umanità ha fame e sete di giustizia, di verità, di pace". "La gioia più bella del Natale - ha spiegato in un passaggio successivo - è quella gioia interiore di pace 'il Signore ha cancellato i miei peccati, il Signore mi ha perdonato e ha avuto misericordia di me, è venuto a perdonarmi, questa è la gioia del Natale".
C'è una fine al dolore, perché Dio è tra noi
"Sono questi, fratelli e sorelle, i motivi della nostra speranza. Quando tutto sembra finito, quando, di fronte a tante realtà negative, la fede si fa faticosa e viene la tentazione di dire che niente più ha senso, ecco invece la bella notizia portata da quei piedi veloci: Dio sta venendo a realizzare qualcosa di nuovo, a instaurare un regno di pace; Dio ha 'snudato il suo braccio' e viene a portare libertà e consolazione. Il male - ha rimarcato il Papa - non trionferà per sempre, c'è una fine al dolore. La disperazione è vinta perché Dio è tra noi".
Nel Bambino di Betlemme la potenza di Dio che salva
"Vedendo il piccolo Bambino di Betlemme, i piccoli del mondo - ha osservato Francesco - sapranno che la promessa si è compiuta, il messaggio si è realizzato. In un bimbo appena nato, bisognoso di tutto, avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, è racchiusa tutta la potenza del Dio che salva. Bisogna aprire il cuore a tanta piccolezza e a tanta meraviglia". Questa, secondo Francesco, "è la meraviglia di Natale, a cui ci stiamo preparando, con speranza, in questo tempo di Avvento. È la sorpresa di un Dio bambino, di un Dio povero, di un Dio debole, di un Dio che abbandona la sua grandezza per farsi vicino a ognuno di noi".