Il momento della consegna della croce delle Gmg dai giovani portoghesi e a quelli coreani - Agenzia Romano Siciliani
Da una parte il volto gioioso dei giovani, specie quelli del Portogallo e della Corea del Sud, che si scambiano la croce delle Gmg, durante la celebrazione per la solennità di Cristo re, ieri domenica 24 novembre, nella Basilica di San Pietro. Dall'altro il viso doloroso e segnato dalle lacrime delle tante vittime delle Guerre. Myanmar, Ucraina, Medio Oriente. E in mezzo a fare da spartiacque della coscienza, la domanda del Papa: "Quelli che distruggono la gente, che fanno le guerre, come avranno la faccia quando si presenteranno davanti al Signore? 'Perché hai fatto quella guerra? Perché hai ucciso?' E loro cosa risponderanno? Pensiamo a questo". Il forte richiamo di Francesco è giunto in in un passaggio 'a braccio' durante l'omelia della messa in San Pietro in occasione della celebrazione a livello diocesano della Giornata Mondiale della Gioventù. "Se ci guardiamo attorno, in noi possono sorgere interrogativi inquietanti - ha detto soprattutto ai giovani -. Cosa dire delle guerre, delle violenze, dei disastri ecologici? E che pensare dei problemi che anche voi, cari giovani, dovete affrontare, guardando al domani: la precarietà del lavoro, l'incertezza economica e non solo, le divisioni e le disparità che polarizzano la società? Perché succede tutto questo? E cosa possiamo fare per non esserne schiacciati?". "Domande difficili ma importanti", le ha definite il Pontefice invita però i ragazzi e le ragazze di tutto il mondo a non lasciarsi "ubriacare dalle illusioni: siate concreti, la realtà è concreta". Perciò li ha esortati anche a non lasciarsi contagiare "dalla smania - oggi tanto diffusa - di essere visti, approvati e lodati".
"La vostra dignità non è in vendita. Non si vende! State attenti - ha avvertito il Vescovo di Roma -. Ma Dio vi ama così come siete, non come apparite". E ancora: "Non accontentatevi di essere 'stelle per un giorno', stelle sui social o in qualsiasi altro contesto!", ha ammonito: "Non truccatevi l'anima, non truccatevi il cuore; siate come siete: sinceri, trasparenti". Per il Papa, "non sono i consensi a salvare il mondo, né a rendere felici. Quello che salva il mondo è la gratuità dell'amore. E l'amore non si compra, non si vende: è gratuito, è donazione di sé stessi".
Anche sul piano storico, il Papa ha esortato a non lasciarsi ingannare dalle apparenze. "Non è vero che la storia la fanno i violenti, i prepotenti, gli orgogliosi. Molti mali che ci affliggono sono opera dell'uomo, inganno dal Maligno, ma tutto è sottoposto, alla fine, al giudizio di Dio". Una vera e propria consegna, dunque, di una specie di vademecum che possa guidare i giovani nel cammino della vita. Un vademecum che ha nella croce il suo compendio. Al termine della messa, infatti, i giovani portoghesi di Lisbona 2023 hanno passato il "testimone" della Gmg, consegnando la Croce e l'icona della Salus Populi romani ai giovani coreani di Seul 2027: i simboli della Giornata mondiale della gioventù hanno cominciato in tal modo il loro pellegrinaggio verso la penisola coreana che ospiterà il prossimo raduno mondiale. E all'Angelus, un ragazzo e una ragazza coreani si sono affacciati a fianco del Papa.
Gioventù in primo piano anche per quanto riguarda la santità. Francesco ha infatti confermato che durante il Giubileo proclamerà santi due giovani, Carlo Acutis, il 27 aprile, e Pier Giorgio Frassati, il 3 agosto. Quindi ha ricordato i due martiri della Guerra di Spagna, un sacerdote e un laico, beatificati sabato a Barcellona.
Infine ancora un forte appello per il Myanmar, che oggi celebra la Festa Nazionale, "in ricordo della prima protesta studentesca che avviò il Paese verso l'indipendenza, e nella prospettiva di una stagione pacifica e democratica che ancora oggi fatica a realizzare". Il Papa, che ha visitato il Paese asiatico qualche anno fa, ha espresso la sua "vicinanza all'intera popolazione del Myanmar, in particolare a quanti soffrono per i combattimenti in corso, soprattutto i più vulnerabili: bambini, anziani, malati e rifugiati, tra i quali i Rohingya". E "a tutte le parti coinvolte" ha rivolto "un accorato appello, affinché tacciano le armi e si apra un dialogo sincero e inclusivo, in grado di assicurare una pace duratura". In chiusura, ancora l'invito a continuare "a pregare per la martoriata Ucraina, che soffre tanto, preghiamo per la Palestina, per Israele, il Libano, il Sudan. Chiediamo la pace", ha detto Francesco. Speriamo che le parti interessate lo ascoltino.