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Andare avanti, nel cammino in salita, verso la preghiera di adorazione, con la memoria dell’elezione e dell’alleanza, nel cuore. E’ l’invito che Francesco rivolge stamani nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta. La riflessione parte dalla Prima Lettura odierna (1Re 8,1-7.9-13) nella quale si narra che il re Salomone convoca il popolo per salire verso il Tempio, per far salire l’arca dell’alleanza del Signore. Debora Donnini - Vatican News
L'alleanza nuda non resa barocca da tante prescrizioni
Un cammino in salita, che diversamente da quello in pianura, non è sempre facile. Una cammino in salita per portare l’alleanza, durante il quale il popolo aveva addosso la propria storia, “la memoria della elezione”. Portava due tavole di pietra, nuda, così come era stata data da Dio, “non – sottolinea il Papa – come questo popolo l’aveva imparato dagli Scribi”, che l’avevano “barocchizzata”, resa barocca “con tante prescrizioni”. “L’alleanza nuda: io ti amo, tu mi ami”: il primo comandamento, amare Dio e, secondo, amare il prossimo. Nell’arca, infatti, non c’era nulla se non due tavole di pietra.
Il Papa chiede ai parroci di insegnare la preghiera di adorazione
Quindi introdussero l’arca nel santuario e appena i sacerdoti furono usciti, la nube, la gloria del Signore, riempì il Tempio. Allora il popolo entrò in adorazione: “dai sacrifici che faceva nel cammino in salita al silenzio, all’umiliazione dell’adorazione”. “Tante volte penso – dice il Papa – che noi non insegniamo al nostro popolo ad adorare”. Sì, gli insegniamo a pregare, a cantare, a lodare Dio, ma ad adorare… La preghiera di adorazione, questa che ci annienta senza annientarci: nell’annientamento dell’adorazione ci dà nobiltà e grandezza. E approfitto, oggi, voi, con tanti parroci di recente nomina, per dire: ma, insegnate al popolo ad adorare in silenzio, adorare. L’esortazione del Papa è quindi quella di imparare fin da adesso ciò che faremo in Cielo: la preghiera di adorazione.
Un cammino in salita con la memoria dell'elezione
Ma, soltanto, possiamo arrivare lì con la memoria di essere stati eletti, di avere dentro al cuore una promessa che ci spinge ad andare e con l’alleanza in mano e nel cuore. E sempre in cammino: cammino difficile, cammino in salita, ma in cammino verso l’adorazione.
Ascolta e perdona
Davanti alla gloria di Dio, le parole spariscono, non si sa cosa dire, nota Francesco. Come si narra nella Liturgia di domani, Salomone, infatti, riesce solo a dire due parole: “ascolta e perdona”. Il Papa, in conclusione, invita quindi ad “adorare in silenzio con tutta la storia addosso e chiedere: “Ascolta e perdona”. Ci farà bene, oggi, prendere un po’ di tempo di preghiera, con la memoria del nostro cammino, la memoria delle grazie ricevute, la memoria dell’elezione, della promessa, dell’alleanza e cercare di andare su, verso l’adorazione, e in mezzo all’adorazione con tanta umiltà dire soltanto questa piccola preghiera: “Ascolta e perdona”.