Siate cristiani coraggiosi, ancorati alla speranza e capaci di sopportare i momenti bui. Questa è la forte esortazione del Papa nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. I cristiani pigri, invece, sono fermi, rileva Francesco, e per loro la Chiesa è bel un parcheggio. Il servizio di Debora Donnini per Radio Vaticana
“Vita coraggiosa è quella del cristiano”, dice Francesco che dipana la sua omelia partendo dalla Lettera agli Ebrei della liturgia odierna. Lo zelo di cui si parla, il coraggio per andare avanti, deve essere il nostro atteggiamento davanti alla vita, come quelli che si allenano allo stadio per vincere. Ma la Lettura parla anche della pigrizia che è il contrario del coraggio. “Vivere nel frigo”, sintetizza il Papa, “perché tutto rimanga così": “I cristiani pigri, i cristiani che non hanno la voglia di andare avanti, i cristiani che non lottano per fare le cose che cambiano, le cose nuove, le cose che ci farebbero bene a tutti, se queste cose cambiassero. Sono i pigri, i cristiani parcheggiati: hanno trovato nella Chiesa un bel parcheggio. E quando dico cristiani, dico laici, preti, vescovi… Tutti. Ma ce ne sono di cristiani parcheggiati! Per loro la Chiesa è un parcheggio che custodisce la vita e vanno avanti con tutte le assicurazioni possibili. Ma questi cristiani fermi, mi fanno pensare una cosa che da bambino dicevano a noi i nonni: ‘Stai attento che l’acqua ferma, quella che non scorre, è la prima a corrompersi’”.
Ancorarsi alla speranza e sopportare nei momenti difficili
Quello che rende i cristiani coraggiosi è la speranza, mentre i “cristiani pigri” non hanno speranza, sono “in pensione”, dice il Papa. Ed è bello andare in pensione dopo tanti anni di lavoro ma, ammonisce, “passare tutta la tua vita in pensione è brutto!”. La speranza è invece l’àncora a cui aggrapparsi per lottare anche nei momenti difficili: “E’ questo il messaggio di oggi: la speranza, quella speranza che non delude, che va oltre. E dice: una speranza che ‘è un’àncora sicura e salda per la nostra vita’. La speranza è l’àncora: l’abbiamo buttata e noi siamo aggrappati alla corda, ma lì, ma andando lì. Questa è la nostra speranza. Non c’è da pensare: ‘Sì, ma, c’è il cielo, ah che bello, io rimango…’. No. La speranza è lottare, aggrappato alla corda, per arrivare là. Nella lotta di tutti i giorni la speranza è una virtù di orizzonti, non di chiusura! Forse è la virtù che meno si capisce ma è la più forte. La speranza: vivere in speranza, vivere da speranza, sempre guardando avanti con coraggio. ‘Sì, padre - qualcuno di voi potrà dirmi -, ma ci sono momenti brutti, dove tutto sembra buio, cosa devo fare?’. Aggrappati alla corda e sopporta”.
I cristiani parcheggiati guardano solo se stessi, sono egoisti
“A nessuno di noi viene regalata la vita”, nota Francesco, bisogna invece avere coraggio per andare avanti e sopportare. Cristiani coraggiosi, tante volte sbagliano, ma “tutti sbagliamo”, dice il Papa , “sbaglia quello che va avanti” mentre “quello che sta fermo sembra non sbagliare”. E quando “non si può camminare perché tutto è buio, tutto è chiuso”, bisogna sopportare, avere costanza. In conclusione, Francesco invita a domandarci se siamo cristiani chiusi o di orizzonti e se nei momenti brutti si è capaci di sopportare con la consapevolezza che la speranza non delude: “ perché so – afferma – che Dio non delude”: “Facciamoci la domanda: come sono io? come è la mia vita di fede? è una vita di orizzonti, di speranza, di coraggio, di andare avanti o una vita tiepida che neppure sa sopportare i momenti brutti? E che il Signore ci dia la grazia, come abbiamo chiesto nella Orazione Colletta, di superare i nostri egoismo perché i cristiani parcheggiati, i cristiani fermi, sono egoisti. Guardano soltanto se stessi, non sanno alzare la testa a guardare Lui. Che il Signore ci dia questa grazia”.