«Noi non crediamo in una entità lontana, indifferente, ma al contrario nell'Amore che ha creato l'universo e ha generato un popolo, si è fatto carne, è morto e risorto per noi, e come Spirito Santo tutto trasforma e porta a pienezza». Lo ha ribadito papa Francesco domenica, nella solennità della Santissima Trinità, affacciandosi alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l'Angelus con i fedeli e i pellegrini in piazza San Pietro.
«San Paolo, che in prima persona ha sperimentato questa trasformazione operata da Dio-Amore, ci comunica il suo desiderio di essere chiamato Padre, anzi "Papà", Dio è papà, - ha detto il Papa - con la totale confidenza di un bimbo che si abbandona nelle braccia di chi gli ha dato la vita. Lo Spirito Santo, ricorda ancora l'Apostolo, agendo in noi fa sì che Gesù Cristo non si riduca a un personaggio del passato, ma che lo sentiamo vicino, nostro contemporaneo, e sperimentiamo la gioia di essere figli amati da Dio».
Commentando le Letture bibliche del giorno, Francesco dice che «ci fanno capire come Dio non voglia tanto rivelarci che Lui esiste, quanto piuttosto che è il "Dio con noi", che ci ama, è interessato alla nostra storia personale e si prende cura di ognuno, a partire dai più piccoli e bisognosi. Egli "è Dio lassù nei cieli" ma anche "quaggiù sulla terra"». «La festa della Santissima Trinità - spiega ancora il Papa - ci fa contemplare il mistero di Dio che incessantemente crea, redime e santifica, sempre con amore e per amore, e ad ogni creatura che lo accoglie dona di riflettere un raggio della sua bellezza, bontà e verità. Egli da sempre ha scelto di camminare con l'umanità e forma un popolo che sia benedizione per tutte le nazioni e per ogni persona, nessuna esclusa».
Al termine dell'Angelus, il Papa ha ricordato che sabato a Piacenza è stata beatificata Leonella Sgorbati, suora missionaria della Consolata, uccisa in odio alla fede a Mogadiscio, in Somalia, nel 2006. «La sua vita spesa per il Vangelo e al servizio dei poveri - ha proseguito -, come pure il suo martirio, rappresentano un pegno di speranza per l'Africa e il mondo intero». «Preghiamo insieme per l'Africa, perché ci sia la pace lì», ha quindi aggiunto, recitando con i fedeli un'Ave Maria e concludendo: «Nostra Signora dell'Africa, prega per noi».
Ricordando inoltre che domenica si celebrava la Giornata del Sollievo, papa Francesco ha salutato i partecipanti all'iniziativa in corso al Policlinico Gemelli di Roma e ha raccomandato «vicinanza ai malati gravi».