È «la testimonianza che il mondo sta aspettando da noi» è «il dono dell’unità perché il mondo creda nella potenza della tua misericordia». La profonda frattura provocata dalla scossa tellurica che cinquecento anni fa spaccò la cristianità trova oggi risanamento in questa preghiera comune del Vescovo di Roma e dei rappresentanti della Chiesa luterana che si compie nell’epicentro svedese di un dialogo iniziato cinquant’anni fa tra la Chiesa di Roma e la Federazione luterana mondiale e che ha dato i suoi frutti.
In Svezia oggi, Papa Francesco insieme al Primate luterano donna della Chiesa di Svezia, Antje Jackelen, dal vescovo cattolico di Stoccolma Ander Arborelius, e ai rappresentanti della Lutheran World Federation è entrato in processione verso l’altare della granitica cattedrale medievale dell’antica diocesi di Lund, nel sud della Scandinavia.
Al termine delle preghiere, dopo il sermone del reverendo Martin Junge, segretario generale della Federazione luterana, papa Francesco ha pronunciato la sua omelia. Sono di riconciliazione, gratitudine, pentimento e speranza le sue parole. «In questo incontro di preghiera, qui a Lund, vogliamo manifestare il nostro comune desiderio di rimanere uniti a lui per avere la vita. È anche un momento per rendere grazie a Dio – ha detto il Papa – per l’impegno di tanti nostri fratelli, di diverse comunità ecclesiali, che non si sono rassegnati alla divisione, ma che hanno mantenuto viva la speranza della riconciliazione tra tutti coloro che credono nell’unico Signore». Nel contesto della commemorazione comune della Riforma del 1517, per il Papa c’è ora una nuova opportunità di accogliere un percorso comune, che ha preso forma negli ultimi cinquant’anni nel dialogo ecumenico tra la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesa Cattolica.
«Non possiamo rassegnarci alla divisione e alla distanza che la separazione ha prodotto tra noi. Abbiamo la possibilità di riparare ad un momento cruciale della nostra storia, superando controversie e malintesi che spesso ci hanno impedito di comprenderci gli uni gli altri».
Poi si è fermato sul riconoscimento dell’errore e la richiesta di perdono: «Anche noi dobbiamo guardare con amore e onestà al nostro passato e riconoscere l’errore e chiedere perdono. Si deve riconoscere con la stessa onestà e amore che la nostra divisione si allontanava dalla intuizione originaria del popolo di Dio, che aspira naturalmente a rimanere unito, ed è stata storicamente perpetuata da uomini di potere di questo mondo più che per la volontà del popolo fedele. Tuttavia, c’era una sincera volontà da entrambe le parti di professare e difendere la vera fede, ma siamo anche consapevoli che ci siamo chiusi in noi stessi per paura o pregiudizio verso la fede che gli altri professano con un accento e un linguaggio diversi». Citando il documento Dal conflitto alla comunione – firmato da entrambi le Chiese nel 2013 che è alla base di questa commemorazione congiunta – il Papa ha detto che non si pretende di realizzare una inattuabile correzione di quanto è accaduto nel passato, ma «raccontare questa storia in modo diverso».
Anche il reverendo Martin Junge, segretario della Federazione Luterana mondiale, nel sermone che ha preceduto l’omelia del Papa ha sottolineato la riscoperta di quanto sia «molto di più ciò che ci unisce, rispetto a ciò che ci divide. Siamo rami di una stessa vite. Siamo uno nel battesimo. Per questo siamo qui in questa commemorazione congiunta: ci prepariamo a riscoprire chi siamo in Cristo».
Papa Francesco ha ricordato e invitato a guardare al riconoscimento essenziale del Vangelo: «Senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). Egli è colui che ci sostiene e ci incoraggia a cercare i modi per rendere l’unità una realtà sempre più evidente». E se la separazione è stata fonte di sofferenze e di incomprensioni; al tempo stesso così «ha portato a prendere coscienza sinceramente che senza di Lui non possiamo fare nulla, dandoci la possibilità di capire meglio alcuni aspetti della nostra fede».
Per Papa Francesco se si riconosce che il dono della grazia «viene prima», l’attesa di ricevere adesso questo dono gratuito è l’unico atteggiamento possibile. Del resto la “primazia della grazia” ha rappresentato e rappresenta anche la sorgente più preziosa della predicazione di Benedetto XVI prima e di Papa Francesco poi. «Luterani e cattolici preghiamo insieme in questa Cattedrale e siamo consapevoli che senza Dio non possiamo fare nulla – ha ripreso Francesco – chiediamo il suo aiuto per essere membra vive unite a lui, sempre bisognosi della sua grazia per poter portare insieme la sua Parola al mondo, che ha bisogno della sua tenerezza e della sua misericordia».
Solo se liberati per grazia di Dio, i cristiani possono vivere e lavorare insieme per un mondo giusto, pacifico e riconciliato. «Come cristiani – ha detto infine Papa Francesco – saremo testimonianza credibile della misericordia nella misura in cui il perdono, il rinnovamento e la riconciliazione saranno un’esperienza quotidiana tra noi. Insieme possiamo annunciare e manifestare concretamente e con gioia la misericordia di Dio, difendendo e servendo la dignità di ogni persona. Senza questo servizio al mondo e nel mondo, la fede cristiana è incompleta».
L'omelia di Papa Francesco nella cattedrale medievale dell'antica diocesi di Lund, nel sud della Scandinavia. Parole di riconciliazione, gratitudine, pentimento e speranza.
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