A 300 anni dal miracoloso rinvenimento nel fiume Paraiba in Brasile della statua della Madonna di Aparecida da parte di tre poveri pescatori, papa Francesco ha inviato un messaggio a tutti i vescovi latinoamericani, riuniti da ieri nella città di San Salvador, per la plenaria del Consiglio episcopale (Celam) dei 22 Paesi dell’area, dedicata al tema «Una Chiesa povera per i poveri».
Tre secoli dopo quell’evento miracoloso la Signora di Aparecida – scrive il Papa nel suo messaggio reso pubblico dal Celam – «ci fa crescere nella fede e ci immerge in un cammino di apostolato», di cui Francesco segnala alcuni aspetti. Innanzitutto i tre pescatori, uomini poveri con famiglie che vivevano nell’insicurezza del vivere quotidiano, a contatto con la generosità e l’inclemenza del fiume. Un’immagine che riporta – ha osservato il Pontefice – alla difficoltà di vita di tanti nostri fratelli. E ciò che più duole – denuncia – è come sia quasi normale vederli fronteggiare «uno dei peccati più gravi che affligge il nostro Continente: la corruzione, questa corruzione che spiana le vite sommergendole nell’estrema povertà».
Papa Bergoglio ha indicato come modello la figura della Madonna: «Nella storia di Aparecida la incontriamo nel fiume avvolta nel fango. Lì aspetta i suoi figli, lì sta con i suoi figli in mezzo alle loro lotte». Da qui l’esortazione: «Aparecida non ci porta ricette ma chiavi, criteri, poche grandi certezze per illluminarci, soprattutto, per accendere il desiderio di liberarsi di tutte le cose superflue e ritornare alle radici, all’essenziale, all’attitudine che piantò la fede nella Chiesa primitiva e dopo fece del nostro Continente la terra della speranza».
«Aparecida – ha concluso Bergoglio – chiede di rinnovare la nostra speranza nel mezzo di tante “inclemenze”». «Quanto dobbiamo imparare – ha detto – dalla fede della nostra gente!». «Non temiamo di sporcarci per la nostra gente e non temiamo il fango della storia per riscattare e rinnovare la speranza».