Papa Francesco durante la conferenza stampa sul volo che lo riporta a Roma (Ansa)
La conferenza stampa è breve. Papa Francesco risponde alle domande dei corrispondenti di Bulgaria, Macedonia del Nord e Croazia (sul caso Stepinac). E poi sul diaconato femminile per i giornalisti statunitensi. Con un ricordo di Jean Vanier chiesto dai colleghi francesi. Ma alla fine il Bergoglio vuole sottolineare cosa «ha dato più consolazione» e lo «ha toccato profondamente del viaggio». Sono «due esperienze limite». E cioè «l’esperienza con i poveri in Macedonia nel memoriale di Madre Teresa». Lo ha colpito «la mitezza, la capacità di carezzare i poveri, la tenerezza di queste suore».
«Oggi – aggiunge - noi siamo abituati a insultarci. Un politico insulta l’altro, un vicino insulta l’altro anche nelle famiglie si insultano tra loro. Io non oso dire che c’è una cultura dell’insulto, ma l’insulto è un’arma alla mano, lo è anche lo sparlare degli altri, la calunnia, la diffamazione, e vedere queste suore che curavano ogni persona come fosse Gesù mi ha colpito».
Un’altra «esperienza limite» che lo ha consolato è stata la prima comunione degli oltre 200 bambini a Rakovsky in Bulgaria. «Io mi sono emozionato – confessa - perché la memoria è andata all’8 ottobre del 1944, alla mia prima comunione quando cantavamo ‘O santo altare custodito dagli angeli’ (qualcuno di voi la ricorderà). Ho visto quei bambini che si aprono alla vita con una decisione sacramentale. Ho sentito in quel momento che quei 249 bambini erano il futuro della Chiesa, erano il futuro della Bulgaria».
Su Jean Vanier Papa Francesco dice: «Vorrei esprimere la mia gratitudine per la sua testimonianza. E’ stato un uomo che ha saputo leggere dal mistero di coloro che sono scartati e disprezzati dal mondo. Ha lavorato non solo per gli ultimi ma anche per coloro che prima di nascere c’è la possibilità di condannarli a morte. Grazie a lui e grazie a Dio per averci dato questo uomo che ci ha dato questa testimonianza». Ed ecco le domande.
Cosa l’ha colpita della Macedonia del nord e della Bulgaria?
Sono due nazioni totalmente diverse, la Bulgaria è una nazione che ha una tradizione da secoli. La Macedonia è riuscita ultimamente a costituirsi come nazione.
Per noi cristiani la Macedonia è un simbolo per l’entrata del cristianesimo in Occidente, quel macedane che è apparso a Paolo in sogno e gli ha detto “Vieni da noi, vieni da noi” mentre lui se ne andava per l’Asia… è un mistero quella chiamata. Il popolo macedone è fiero di questo.
La Bulgaria ha dovuto lottare tanto per la sua identità come nazione, basti pensare che nell’Ottocento sono morti 200mila soldati russi per riprendere l’indipendenza dai turchi.
Tutte e due sono comunità cristiane ortodosse, cattoliche e anche musulmane. I cattolici sono pochi. Nelle due nazioni ho visto le buone relazione tra i differenti credi. In Bulgaria l’ho visto nella preghiera per la pace. Poi mi ha toccato il colloquio con il patriarca Neofit, è stato di una bellezza… è un grande uomo di Dio. In Macedonia mi ha colpito quello che ha detto il presidente: qui non c’è tolleranza di religione, ma c’è rispetto. Oggi, in un mondo dove il rispetto manca - verso i bambini, verso gli anziani - che la mistica di un Paese sia il rispetto, questo colpisce, mi ha fatto bene.
Dove trova la forza nei suoi viaggi di abbracciare i bambini malati?
Prima di tutto vorrei dire che non vado dalla strega… Non so, davvero. E’ un dono del Signore. Quando sono in un Paese mi dimentico di tutto. Io nei viaggi non mi stanco, dopo sì. Al Signore chiedo di essere fedele, che i viaggi non siano un turismo.
Gli ortodossi litigano tra loro ma sono uniti contro la Chiesa cattolica. Ad esempio la Chiesa ortodossa serba non vuole che venga canonizzato il beato cardinale Stepinac. Un suo commento su questo.
In genere i rapporti con gli ortodossi sono buoni e c’è buona volontà. Posso dirvi sinceramente che ho incontrato tra i patriarchi uomini di Dio. Neofit è un uomo di Dio. Poi porto nel cuore, è una preferenza, Ilia II della Georgia: è un uomo di Dio. Bartolomeo è un uomo di Dio. Kirill è un uomo di Dio. Sono grandi patriarchi che danno testimonianza. Tra i Patriarchi ho incontrato fratelli. Poi ci sono questioni storiche tra le nostre Chiese. E poi c’è il caso storico di Stepinac. Lui è un uomo virtuoso e la Chiesa lo ha dichiarato beato. Lo si può pregare. Ma ad un certo punto del processo di canonizzazione ci sono punti storici non chiariti. E io che devo firmare la canonizzazione con la mia responsabilità, ho pregato, ho riflettuto, ho chiesto consiglio e ho visto che dovevo chiedere al Patriarca serbo Ireneo, un grande patriarca, e lui mi ha aiutato. Abbiamo istituito una commissione storica. Abbiamo lavorato insieme, perché sia ad Ireneo sia a me l’unica cosa che interessa è la verità. A che serve una dichiarazione di santità se non è chiara la verità? La Commissione ha dato il suo parere. Ora si sta approfondendo alcuni punti. Non ho paura della verità ma del giudizio di Dio.
In Bulgaria c’è la tradizione di ordinare donne diacono, cosa ha imparato dal rapporto della Commissione che lei ha istituito sull’argomento? Ha preso qualche decisione?
È stata fatta la commissione, ha lavorato per quasi due anni. Hanno lavorato insieme e si sono messi d’accordo fino a un certo punto. Ognuno di loro poi ha la propria visione che non concorda con quella degli altri. E lì si sono fermati come commissione. Sul diaconato femminile, c’è un modo di concepirlo non con la stessa visione del diaconato maschile. Per esempio le formule di ordinazione diaconale trovate fino adesso secondo la Commissione non sono le stesse per l’ordinazione del diacono maschile e assomigliano più a quella che oggi sarebbe la benedizione abbaziale di una abbadessa. Non c’è certezza che fosse una ordinazione con la stessa forma, nella stessa finalità dell’ordinazione maschile. Alcuni dicono: c’è il dubbio, andiamo avanti a studiare. Io non ho paura dello studio, ma fino a questo momento non va. Ognuno dei membri della Commissione sta studiando secondo la sua tesi. Questo è buono. Varietas delectat.