l Papa ha parlato di migranti, all'udienza generale di oggi. E l'ha fatto com'è nel suo stile: senza mezze parole. La fuga della Sacra Famiglia in Egitto, perché perseguitata, è la stessa dei profughi di oggi. Si fugge a causa delle guerre, della fame, dei cambiamenti climatici che portano carestia. Ma si è sempre fuggiti verso altre terre, in tutta la storia dell'umanità. Ad Abramo il Signore disse: lascia la tua terra e va'. E Abramo partì. Il popolo ebraico è stato in cammino per quarant'anni, nel deserto, fuggendo dall'Egitto dov'era in schiavitù. Ma soprattutto papa Francesco ha raccontato, parlando a braccio, una storia concreta, accaduta a pochi passi da piazza San Pietro. E in conclusione ha esortato: non dimenticatela.
Il brano evangelico di oggi era quello sulla fuga della Sacra Famiglia in Egitto, dal Vangelo secondo Matteo. Ecco i principali passaggi della catechesi del Papa.
«ERO STRANIERO E MI AVETE ACCOLTO»
Papa Francesco ha proseguito la riflessione giubilare sulle opere di misericordia corporale. Queste opere, ha esordito, "rendono evidente che i cristiani non sono stanchi e pigri nell’attesa dell’incontro finale con il Signore, ma ogni giorno gli vanno incontro riconoscendo il suo Volto in quello di tante persone che chiedono aiuto". Gesù ha detto: “Ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito”. Accogliere i forestieri, restituire la dignità a chi è stata sottratta. Nei nostri tempi, osserva il Papa, "è quanto mai attuale l’opera che riguarda i forestieri".
DA ABRAMO ALLA SACRA FAMIGLIA, TUTTI MIGRANTI
Crisi economica, conflitti armati, cambiamenti climatici spingono a emigrare. Tuttavia le migrazioni ci sono sempre state. "La Bibbia ci offre tanti esempi concreti di migrazioni". Basti pensare ad Abramo, chiamato da Dio a lasciare la sua terra. E così è stato anche per il popolo di Israele che dall’Egitto dove era schiavo andò marciando per 40 anni nel deserto. La stessa Sacra Famiglia "fu costretta a emigrare per sfuggire alla minaccia di Erode”, come ricordato dal brano del Vangelo di oggi. "La storia dell’umanità è storia di migrazioni, ad ogni latitudine" ha detto Francesco. "Non c’è popolo che non abbia conosciuto il fenomeno migratorio".
GLI EGOISMI FANNO PIU' RUMORE DELLA SOLIDARIETA'
"Nei secoli abbiamo assistito a grandi espressioni di solidarietà" ha ricordato il Papa. "Oggi il contesto di crisi economica favorisce purtroppo chiusura" e non accoglienza. "In alcune parti del mondo sorgono muri e barriere" ha denunciato Francesco. "Sembra a volte che l’opera silenziosa di molti uomini e donne che in diversi modi si prodigano per assistere profughi e migranti sia oscurata dal rumore di altri che danno voce a un istintivo egoismo". E qui balza alla mente l'episodio di ieri a Gorino, nei pressi di Ferrara, dove la popolazione ha bloccato la strada per impedire l'ingresso di 12 profughe con bambini. Il Papa non lo cita, ma è impossibile non ricordarlo. "Ma la chiusura non è una soluzione", ammonisce Francesco, "anzi finisce per favorire i traffici criminali".
UNICA SOLUZIONE: LA SOLIDARIETA'
Il Papa parla chiaro, come sempre: "L’unica via di soluzione è quella della solidarietà". I fedeli che riempiono Piazza San Pietro, giunti da tutto il mondo, applaudono. Solidarietà con il migrante, il forestiero. "L’impegno in questo campo è urgente, oggi come in passato" ribadisce il pontefice. E ricorda santa Francesca Cabrini, "che dedicò la sua vita ai migranti verso gli Stati Uniti d’America". "Anche oggi abbiamo bisogno di queste testimonianze. E’ un impegno che coinvolge tutti, nessuno escluso: le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le associazioni e i movimenti, così come i singoli cristiani". "Tutti siamo chiamati ad accogliere i fratelli e le sorelle che fuggono. Tutti insieme siamo una grande forza di sostegno per chi ha perso patria, famiglia, lavoro e dignità".
LA STORIA ACCADUTA A ROMA
A braccio il Papa ha raccontato il seguente episodio. "Alcuni giorni fa è successa una storia piccolina. C’era un rifugiato che cercava una strada e una signora gli ha chiesto: lei cerca qualcosa? Era senza scarpe. Ha detto: vorrei andare a San Pietro per entrare dalla Porta Santa. E la signora: non ha scarpe". La donna chiama un taxi. "Ma quel migrante puzzava. E l’autista del taxi quasi non voleva che salisse. Ma alla fine l’ha lasciato salire, e la signora accanto a lui. La signora gli domandò un po’ della sua storia in quei dieci minuti. Quell’uomo raccontò la sua storia di dolore, di guerra, di fame". Ancora le parole del Papa: "Sono arrivati, la signora apre la borsa per pagare. E il tassista che all’inizio non voleva che salisse dice: no, signora, sono io che devo pagare lei perché lei mi ha fatto sentire una storia che mi ha cambiato il cuore". I fedeli in piazza applaudono. Il Papa prosegue, sempre a braccio: "Questa signora sapeva cosa era il dolore di un migrante perché aveva il sangue armeno e sapeva la sofferenza del suo popolo". "Quando noi facciamo una cosa del genere, all’inizio ci rifiutiamo: 'puzza'. Ma alla fine la storia ci profuma l’anima e ci fa cambiare". "Pensate a questa storia e pensate a cosa possiamo fare per i rifugiati", esorta Francesco.
«VESTIRE CHI È NUDO»
Quest'opera di misericordia corporale non esorta solo a dare vestiti. Vestire significa "restituire dignità a chi l’ha perduta". Francesco aggiunge: "Pensiamo anche alle donne vittime della tratta gettate sulle strade. O agli altri modi di usare il corpo umano come merce, persino dei minori. E così pure non avere un lavoro, una casa, un salario giusto è una forma di nudità. O essere discriminati per razza, colore, fede". Il Papa conclude: "Non cadiamo nella trappola di rinchiuderci in noi stessi: è nella misura in cui ci apriamo agli altri che la vita diventa feconda, le società riacquistano pace e le persone la piena dignità". Francesco saluta i fedeli conun esortazione: "Non dimenticatevi di quella signora, di quel migrante che puzzava e dell’autista al quale il migrante aveva cambiato l’anima".