mercoledì 2 agosto 2023
A Luserna (Trento) un bando del Comune ha portato 4 nuclei con bambini a rianimare il paese grazie a una integrazione a tutto tondo: dalla casa al volontariato, fino alla lingua
La famiglia Pastorello nella piazza di Luserna con le piccole Adele, 8 anni, e Aida, un anno

La famiglia Pastorello nella piazza di Luserna con le piccole Adele, 8 anni, e Aida, un anno - .

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Suonavano di gioia le campane un anno fa a Luserna, il Comune trentino di 270 anime che ha provato ad attirare da fuori provincia giovani famiglie under 40 per frenare lo spopolamento. In quell’alba d’agosto era venuta alla luce Aida, ciuffo nero e due occhietti vivaci, la prima neonata di una delle quattro coppie arrivate sull’Alpe cimbra a fine dicembre 2020 grazie allo sperimentale progetto di coliving. E dopodomani, venerdì 4 agosto, i genitori festeggeranno il compleanno con i vicini di casa che li considerano ormai dei “lusernesi”: un riscontro che vale più di un bilancio.

«Già il battesimo era stata una vera festa di paese, nella quale abbiamo ringraziato tutti per l’affetto con cui ci hanno accolto» aggiungono mamma Emilia e papà Luca Pastorello, con un fermo-immagine che sintetizza anche la retrospettiva di questi due anni e mezzo vissuti dopo aver lasciato la casa di Ferrara, non senza le perplessità delle famiglie d’origine. Avevano letto sul web il bando dal titolo “Coliving - collaborare, convivere, abitare” con il quale la Provincia autonoma di Trento (attraverso il Distretto famiglia degli Altipiani Cimbri e l’Itea, l’Istituto provinciale per l’edilizia abitativa) offriva un appartamento in comodato gratuito per quattro anni in cambio dell’impegno a fermarsi a lavorare, partecipando alla vita del paese nella prospettiva di rimanervi definitivamente. Uno “scambio” da non cogliere solo come una soluzione abitativa e nemmeno come un contratto a termine: molto di più. I Pastorello vi hanno trovato quanto cercavano e non si sono pentiti, anzi.


I “nuovi arrivati” hanno trovato appartamenti in comodato d’uso gratuito per 4 anni e si sono impegnati con gli animatori di comunità a partecipare alla vita del piccolo centro. Anche come Vigili del fuoco volontari

«C’è soddisfazione per la scelta che abbiamo fatto iscrivendoci al bando, anche se oggi forse siamo anche più consapevoli di quanto ci viene richiesto», dicono i giovani sposi di Ferrara, che insieme alle valutazioni delle altre tre famiglie provenienti da Abano Terme, Verona e Valdastico (dieci bambini in tutto, compresa Aida, uno “scatto” nella salita demografica del Comune ) consentono di mettere a fuoco quali motivazioni e quali fattori rendono questo coliving d’alta quota rispondente agli obiettivi prefissati: «Insieme alla Provincia lo riteniamo una misura che può concorrere insieme ad altre a contrastare lo spopolamento della nostra comunità – è l’intenzione ribadita dal sindaco di Luserna, Gianni Nicolussi Zaiga – ed a rinsaldare o dare vita a nuove reti sociali che condividono un welfare generativo, oltre che recuperare un patrimonio abitativo rimasto inutilizzato”.

Sono passati due anni e mezzo, attraversati peraltro dalle misure restrittive della pandemia, ed i pionieri del coliving trentino concordano sul primo “risultato”, quello che più risponde alle loro attese, ovvero un deciso miglioramento della qualità della vita: più naturale, all’aria pura, più lenta e aperta alle relazioni. Mamma Emilia, che con questa molla motivazionale aveva ben presto convinto papà Luca, amante dei boschi trentini, si ritiene appagata: «Ho realizzato il sogno di trovare un ambiente più sano in cui far crescere le mie bambine – confida, mentre concede alla primogenita Adele, otto anni, di raggiungere le amiche che l’aspettano nella piazzetta vicina – qui a Luserna si respira una condizione che è quella dei nostri paesi di pianura negli anni Sessanta. Lo notano sempre anche le tre amiche ferraresi quando vengono a trovarmi e trascorrono qualche giorno quassù».

Selezionati dagli amministratori locali fra altri quaranta nuclei candidati in base ad un bando rigoroso (almeno due anni di non residenza in Comune, condizioni di reddito e di lavoro adeguate, disponibilità a iniziative di volontariato), hanno risposto bene i colivers entrati a fine dicembre 2020 negli appartamenti a schiera situati poco sopra il paese, al limitare del bosco. Hanno contribuito a rendere funzionali gli appartamenti («non erano del tutto pronte per essere abitate», precisano), hanno collaborato strettamente con gli “animatori di comunità” della Fondazione Demarchi, partner del progetto, che stanno orientando pure il secondo coliving trentino partito un anno fa nel Comune di Canal San Bovo, nel Vanoi, altra valle di confine ad alto rischio di abbandono.

Il bando contempla la valorizzazione della tecnologia a distanza, che ha trovato una spinta epocale e decisiva allo smart working nel concomitante periodo di clausura pandemica. In casa Pastorello vale soprattutto per papà Luca: «Mentre mia moglie doveva farsi 50 chilometri al giorno per andare al nido a lavorare come educatrice – spiega - io sono rimasto a casa davanti al computer. In quanto ingegnere meccanico, posso coprire con il telelavoro quasi il 90 per cento del mio orario mensile. D’intesa con l’azienda devo scendere a Ferrara soltanto quattro giorni al mese, due trasferte ogni quindici giorni. Ho verificato di avere a disposizione una rete sicura e veloce di cui il Comune di Luserna è dotato».

Una condizione necessaria, quassù a 1300 metri, che emerge in questa prima verifica dei nuovi genitori di Luserna, ai quali chiediamo di non nascondere le criticità. «A qualcosa bisogna sapere di dover rinunciare – rispondono - soprattutto a qualche comodità alla quale la città ci aveva abituato, ma ogni scelta ha i suoi costi”, è l’opinione generale. “Quanto più pesa è che qui mancano ancora alcuni servizi e sei costretto spesso a prendere la macchina per scendere giù in valle. Poi abbiamo sperimentato che l’inverno quassù è molto freddo, e soprattutto lungo: almeno due mesi in più”, ammette Luca con una smorfia che si scioglie presto in un sorriso quando si arriva a parlare della stagione dei funghi. Da cercatore appassionato, ne ha inseguito il profumo nei boschi, facendosi svelare i luoghi “segreti” dai compaesani con cui condivide le gioie della raccolta e della tavola.

Vivendo in un’isola etnica e linguistica che usa da secoli la parlata cimbra, la popolazione di Luserna ha poi un’identità culturale che gli immigrati venuti dalla pianura hanno dovuto e potuto riconoscere. La lingua e la cultura cimbra non sono state un ostacolo per i due coniugi ferraresi che hanno imparato ormai le forme di saluto e i vocaboli di uso corrente, ma sanno bene che non basta un corso di base per poter comprendere le conversazioni degli anziani. A parlare “per immersione” il cimbro fra pochi anni sarà proprio lei, la piccola Aida, che già frequenta il Servizio educativo articolato nella fascia 0-6 anni: in cimbro si chiama “Klummane Lustege Tritt”, precisa Emilia, dimostrando di aver imparato a memoria la traduzione.

In questa prospettiva d’inserimento nella comunità locale si è rivelata proficua la scelta di Luca (assieme ad un altro papà, Stefano Fabris) di chiedere di entrare nel ristretto gruppo dei Vigili del Fuoco Volontari, che negli ultimi mesi sono passati così da cinque a dieci componenti. Possono dare una mano competente in un’attività di protezione civile preziosa nelle foreste a rischio incendio e attorno ai laghi di Lavarone, Levico e Caldonazzo, affollati nei due mesi estivi.

«Condividere la formazione e il servizio nei Vigili del Fuoco Volontari – tiene a sottolineare Luca – è stato forse il passaggio più apprezzato dagli abitanti di Luserna. Avvertono infatti che dopo la nostra scelta di lasciare tutto due anni fa per venire qui c’è ora il desiderio di integrarsi pienamente, di fermarsi negli anni futuri – magari in affitto, a canone moderato, vedremo – anche dopo i quattro anni, come auspicato dal bando. Quest’investimento rappresenta un segno incoraggiante a livello culturale per la comunità che ci ha invitato qui e ci ha accolto». Non è trascurabile, infine, il fatto che le famiglie abbiano dimostrato di sapersi aiutare, collaborando sia fra loro che con le altre famiglie.

Per i dirigenti provinciali – che hanno potuto mettere a disposizione un patrimonio abitativo che non era più usato secondo i canoni sociali classici – quest’esperienza di coliving merita di essere affinata ulteriormente e moltiplicata, lasciando spazio anche alle iniziative dei territori. «Vogliamo puntare sempre di più sul prefisso “co”: collaborare, coriprogettare, condividere – riassume Luciano Malfer, direttore dell’Agenzia provinciale per la coesione sociale – perché questi primi anni a Luserna e Vanoi ci dimostrano come degli obiettivi di sviluppo locale possano ben armonizzarsi con i progetti di vita familiare».


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