Per contenere gli sprechi, Olanda e Svezia hanno proposto ai ministri dell’Alimentazione della Ue la cancellazione della scadenza dalle confezioni di vivande a lunga conservazione. Perché un minuto dopo la mezzanotte della fatidica data, succede spesso che scatole e prodotti finiscano in pattumiera. Anche se ad esempio mangiare una pasta o un riso o bere un caffè appena scaduti non causa danni alla salute né, in genere, si assumono del cibi con qualità organolettiche diminuite. Viceversa, i dati confermano che la Ue getta 90 milioni di tonnellate di alimenti per mancata vendita o mancato consumo. Una quantità intollerabile. Però il governo ieri si è detto «prudente» per bocca del titolare delle Politiche agricole Martina. Il Belpaese vuol combattere gli sprechi, ma la priorità resta la qualità dei prodotti. Una posizione coerente con l’alto profilo enogastronomico dell’Italia. Non sfugge che se l’Unione adottasse tale misura, verrebbero danneggiati anche gli interessi della filiera agroalimentare nazionale. Diminuendo gli sprechi, calerebbe la produzione. Ma ammettiamolo: potremmo tranquillamente fare a meno della scadenza su determinate confezioni oppure allungarla basandoci sul tempo effettivo di deterioramento e non su quello commerciale salvaguardando qualità e salute pubblica. Anche questo è coerente con i sentimenti di una nazione che da tempo tira la cinghia per arrivare a fine mese. Altri dati confermano infatti che da un paio d’anni gli italiani hanno già ridotto di quasi un terzo gli sprechi, più di tanti partner europei. Quindi togliere il "da consumarsi preferibilmente entro il.." aiuterebbe a non sprecare e incoraggerebbe comportamenti virtuosi dopo decenni di consumismo, portando in più risparmi sensibili nello smaltimento rifiuti. La crisi offre una grossa opportunità all’Italia, che sta per inaugurare con grandi fatiche l’Expo sull’alimentazione. Roma dunque rilanci nello spazio europeo questa scelta etica ed economica. Da leader globali nel gusto, possiamo essere più credibili invitando a non sprecare cibo comunque buono che, non dimentichiamolo, solo la fetta più ricca dell’umanità ha il privilegio di mangiare ogni giorno.