Mille dollari di debito americano per ogni cittadino cinese: a tanto ammonta la quantità di titoli del Tesoro posseduti dalle autorità cinesi. 1.300 miliardi di dollari fanno della Cina il primo detentore di debito pubblico americano, seguita dal Giappone con oltre 1.100 miliardi : cifre che concorrono a designare l’Asia come il luogo della Terra che attira oltre il 20 per cento di tutti i
bond degli Stati Uniti. Ben più del doppio di quanto totalizzi tutta l’Europa nel suo complesso. In termini finanziari sembrerebbe proprio che il Pacifico debba sempre più costituire il polo d’attrazione finanziaria della superpotenza globale. A parziale bilanciamento della situazione sta ancora il fatto che, in termini di incroci azionari, le economie europee e americana sono a tutt’oggi assai più integrate, al punto che una parte importante dell’import-export transatlantico è rappresentato dal cosiddetto commercio
intrafirm, ovvero del flusso di beni che passano da una filiale americana a una europea della medesima holding (e viceversa). È proprio su questi presupposti che si spiega la rilevanza strategica (più per l’Europa, in realtà) di quella Trans-Atlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) che si sta faticosamente cercando di varare, provando a sormontare ostacoli politici e rivalità economiche che spesso trovano strade inconsuete per manifestarsi. Solo un esempio tra tanti: per capire meglio, il livore con cui la cancelliera Merkel reagì allo scandalo delle intercettazioni, sarebbe stato opportuno ricordare che il livello di import-export tra Germania e Cina è superiore a quello tedesco-americano, e che, se la Cina rappresenta il primo mercato per l’export tedesco, automaticamente l’America ne diventa il principale competitor.Nel frattempo le economie di Cina e Stati Uniti continuano a registrare incrementi talvolta molto spettacolari della reciproca interdipendenza. Come quello che porterà Apple a realizzare il 16 per cento dei nuovi Iphone in Cina, così da consentirle di aggredire il mercato cinese (il più grande del mondo), finora in gran parte controllato dalla coreana Samsung.È soprattutto il nodo delle minori affinità politiche e culturali tra i regimi di Pechino e Washington (e tra le rispettive società), quello che continua però a far pendere verso l’Atlantico il bilanciere americano. Nonostante la sua divisione (e in parte anche proprio per quella), l’Europa rappresenta il partner politico principale e preferito degli Stati Uniti. Non che momenti di attrito e tensione non si presentino in maniera ricorrente e su una quantità di temi molto variegati (dal Medio Oriente alle intercettazioni telefoniche), ma Washington sa di poter contare su una solida reazione di alleanza con i Paesi europei, dai quali, dopo il 1945, non sono più provenute sfide o minacce. Ben diversamente stanno le cose con Pechino, che oltre a essere il primo creditore e il primo esportatore verso gli Stati Uniti, costituisce pur sempre il principale e più probabile sfidante alla (affannata) egemonia americana.