Le rivoluzioni in genere non si annunciano, ma quando si tratta di tecnologia agli esseri umani piace interrogarsi a fondo per capire se l’ultima novità sarà destinata a cambiare le loro vite, e in che modo. È naturale che sia così, e nella società dei consumi i mezzi di comunicazione sono il veicolo che amplifica questa spasmodica ricerca di (non)senso. Eppure la storia di invenzioni come il telefono cellulare o i Google Glass, l’iPad o il Segway (già, ricordate?) insegna che le vere rivoluzioni sono in realtà quelle meno annunciate e meno gonfiate all’inizio. L’ultimo tormentone in tema è l’arrivo anche in Italia di Netflix, il servizio made in Usa che permette di accedere a un ampio catalogo di film, documentari e serie televisive collegandosi via Internet da una tv, un computer, uno smartphone o un tablet. Per abbonarsi bastano due minuti, per disdire due secondi. Sarà il tempo a dire se convincerà gli italiani, trasformando questa forma di business in rivoluzione. Al momento la novità più attraente, come per altri servizi simili di intrattenimento on line, sembra essere soprattutto una: la velocità e la semplicità con cui è possibile la disdetta. È lo specchio di un approccio nell’offerta di un servizio a pagamento che tende a riflettere uno dei lati migliori della cultura ostile alla burocrazia, alle complicazioni, alle lungaggini che possono trasformare il cliente in suddito, se non in pollo da spennare. Il boom del cellulare in Italia si deve proprio a un’intuizione simile: la scheda ricaricabile. La tecnologia oggi non rende solo possibile vedere la tv via Internet (dove la banda larga arriva), ma permetterebbe di disdire un contratto telefonico, un fastidioso servizio non richiesto, un abbonamento tv, un contratto bancario, elettrico o altro in pochissimo tempo. Forse non con un semplice 'clic', in ogni caso con molti meno ostacoli di quelli che ancora si incontrano tra moduli, fax, fotocopie e angoscianti call center. Il bello di Netflix non è ancora il suo ricco catalogo o la comodità dello
streaming ma, quale tributo al dogma della concorrenza e del mercato, la libertà di andarsene in un istante, se si vuole. Per chi – come noi – concede il privilegio e il valore dell’indissolubilità a un solo tipo di relazione, la rivoluzione è proprio qui.