Nel giorno 204 della guerra in Ucraina, i protagonisti restano i leader delle due parti in conflitto. Wolodymyr Zelensky è stato prima al centro di un giallo per l’incidente automobilistico che lo ha coinvolto al ritorno dalla visita in prima linea a Ilzyum. Un viaggio segreto prima che il presidente comparisse in mezzo ai soldati nella città appena riconquistata. Durante il percorso di ritorno, sempre tenuto riservato e con cambi di auto per evitare di diventare bersaglio di possibili attentati, la sua vettura blindata è stata urtata da un altro mezzo privato. Uno strano “scontro” dato che il traffico non è certo intenso e caotico, anche se si tende a escludere un gesto volontario. I timori per le condizioni di Zelensky, alimentati dal comunicato che escludeva “ferite gravi”, sono poi rientrati quando il leader è riapparso in pubblico con Ursula Von der Leyen, per la terza volta in missione a Kiev.
Simbolicamente nel mirino il presidente ucraino è stato comunque, con il bombardamento russo della sua città natale, Kryvyi Rih, nella regione di Dnipropetrovsk. Qui le forze di Mosca si sono accanite probabilmente non a caso, colpendo con otto missili anche una diga sul fiume Inhulets e provocando un’inondazione che ha coinvolto un centinaio di abitazioni, il cui bilancio di feriti o eventuali vittime non è noto. Tutto questo proprio mentre la presidente della Commissione europea ribadiva con forza la solidarietà dell’Unione, che ha aperto la porta all'adesione di Kiev: prima al mercato comune e poi alla piena integrazione politica. "È assolutamente necessario sostenere l'Ucraina militarmente con tutti i mezzi di cui ha bisogno. L'Ue sta facilitando questo processo con l'European Peace Facility", ha detto Ursula von der Leyen. "Non compenseremo mai i vostri sacrifici, ma saremo al vostro fianco finché necessario, saremo amici per sempre".
Nelle stesse ore, Vladimir Putin era a Samarcanda, in Uzbekistan, insieme al presidente cinese Xi Jinping per un vertice, il primo dall’inizio dell’invasione, cui presumibilmente il capo del Cremlino attribuiva molta importanza. Come sempre la posizione di Pechino va interpretata con cautela, scrutando le sfumature nella comunicazione di quella “sfinge” che è il leader del celeste impero. In questo senso, le parole usate da Putin sembrerebbero indicare che l’alleato non si sia sbilanciato molto più di quanto abbia fatto finora nell’appoggio all’azione russa in Ucraina. Infatti, lo Zar di Mosca ha detto di avere capito che Xi ha preoccupazioni sulla situazione, riconoscendo a sorpresa un certo attrito con Pechino sulla guerra, dopo una settimana di inattese e massicce perdite sul campo.
"Apprezziamo molto la posizione equilibrata dei nostri amici cinesi sulla crisi", ha detto Putin. "Comprendiamo le vostre domande e le vostre preoccupazioni al riguardo. Durante l'incontro di oggi, naturalmente, spiegheremo la nostra posizione". Il presidente cinese non ha menzionato l'Ucraina nei suoi commenti pubblici, né la guerra è stata menzionata in un resoconto diretto alla propria opinione pubblica. L’aiuto di Pechino è considerato essenziale da Mosca, che ha bisogno di mercati per le sue esportazioni di energia e di grandi produttori per ottenere prodotti ad alta tecnologia a fronte delle sanzioni imposte dall'Occidente. Da Xi è comunque arrivata la conferma del "forte sostegno reciproco" sulle questioni che riguardano gli "interessi fondamentali" dei due Paesi e ad approfondire la cooperazione in vari campi.
In conclusione, Zelensky ha visto rinnovarsi l’aperto e sincero appoggio delle istituzioni comunitarie all’Ucraina, ma questo non significa di per sé che aumenterà il flusso di armi di cui il Paese ha bisogno (e per le quali ha mandato una lista dettagliata al presidente americano Biden, ancora incerto sul da farsi) né il sostegno economico, che dipendono entrambi dai singoli Paesi dell’Unione. Un aspetto concreto della visita di Von der Leyen è stato quello dell’energia. "Siamo stati velocissimi a collegare Kiev alla rete elettrica europea, ora vogliamo aumentare la fornitura dall'Ucraina alla Ue", ha detto. Zelensky ha spiegato che il prezzo di vendita sarà basso e che il ricavato servirà per pagare gli stipendi.
Dall’altra parte, Putin non sembra avere incassato un impegno preciso della Cina a fornire quello di cui Mosca ha bisogno perché le misure punitive occidentali non portino al grippaggio della sua economia, soprattutto a livello di alta tecnologia, e perché il Cremlino non rischi di rimanere isolato di fronte ai rovesci sul campo e alle crescenti prove di crimini contro l’umanità che le Nazioni Unite stanno raccogliendo. Certo, Xi non fornirà armi né supporto bellico. Tuttavia, la diplomazia di Pechino lavora con astuzia e tempi lunghi, avendo come primo obiettivo i propri interessi, che oggi si chiamano soprattutto Taiwan. Non vorrà quindi dare un vantaggio troppo forte agli Stati Uniti, che difendono l’autonomia dell’isola, e cercherà di rimanere su una linea mediana rispetto alla crisi ucraina.
In questo quadro complesso, torna dunque centrale la sfida diretta tra Zelensky e Putin, tra i due belligeranti che certamente si appoggiano, e in misura diversa, sugli alleati, ma che dovranno gestire in prima persona un conflitto destinato, purtroppo, a non vedere una conclusione a breve termine.