Costruiamo insieme un’Europa politica ed economica, pilastro di una pace giusta, di libertà e democrazia, di un lavoro dignitoso da porre al centro delle dinamiche di integrazione e sviluppo: questo sarà l’appello che la Cisl, insieme agli altri sindacati, lancerà in questo Primo Maggio da Monfalcone, in Friuli, nel cuore di un territorio che ha conosciuto tutte le atrocità dei due grandi conflitti mondiali. Frontiera non solo geografica, ma anche culturale dove oggi s’incontrano nella comune fratellanza del lavoro migranti e italiani, etnie, religioni, tradizioni diverse.
Monfalcone è questo. Ed è anche una cerniera di dialogo tra l’Europa dell’Ovest e quella dell’Est, dove infuria da due anni una guerra scatenata da un autocrate sanguinario di nome Putin contro un Paese sovrano, libero, democratico. La risposta dell’Unione a sostegno dell’Ucraina deve rinvigorirsi per rendere possibile negoziati che portino a un accordo che non umili Kiev e riporti al centro il diritto internazionale. Allo stesso modo abbiamo bisogno che questa Europa allarghi i propri confini, diventi un “bastione” contro le forze dell’autoritarismo, del terrorismo, dei nuovi imperialismi, come ha sottolineato il presidente Mattarella. Dobbiamo avere un ruolo più forte per porre fine al conflitto israeliano-palestinese aprendo la strada all’unica soluzione possibile: quella dei due Stati per due popoli.
Per riuscire l’Europa dovrà cambiare sé stessa, compiendo fino in fondo il percorso di integrazione, rafforzando un modello di sviluppo inclusivo e partecipativo, generando stabilità geopolitica e maggiore crescita attraverso il lavoro. Perché questi princìpi non restino solo parole bisogna dare valore costituente alla prossima legislatura europea. Questo è il primo e più importante auspicio che la Cisl esprime ai candidati in vista delle elezioni di giugno.
Ambizione costituente vuol dire sostenere la riduzione degli squilibri sociali e territoriali con la stessa determinazione degli anni della pandemia. Vigore che sembra essersi parecchio indebolito guardando al nuovo Patto di stabilità comunitario. Un’intesa schiacciata di nuovo su logiche rigoriste e potenzialmente recessive. Dobbiamo riformare e migliorare questi parametri, riavvicinarli alla proposta originaria avanzata della Commissione.
Per questo oggi chiederemo a tutte le forze politiche italiane di unirsi per favorire una cooperazione tra Stati, con la mutualizzazione del debito e la conferma strutturale di alcuni strumenti di protezione sociale adottati negli anni della pandemia, a cominciare dal Programma Sure. Dobbiamo accelerare il cammino verso una Federazione di Stati, costruendo una politica comune di sviluppo, di difesa e sicurezza. Si deve rilanciare la coesione con una politica fiscale integrata. Vanno riformate le regole istituzionali, cominciando dal superamento di quella che impone l’unanimità nelle decisioni del Consiglio Europeo. Anche l’Italia, naturalmente , deve fare la sua parte, mettendo all’opera tutte le forze riformiste del Paese. Bisogna contrastare la piaga delle morti sul lavoro, investire molto di più sulla sanità pubblica e nei servizi socio-assistenziali, avviare un grande piano sulla formazione e politiche attive per costruire tutele universali, spezzare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, proteggere la persona in ogni fase di transizione lavorativa. Dobbiamo rinnovare tutti i contratti pubblici e privati, cambiare le pensioni , risolvere le vertenze aziendali aperte, favorire il riscatto industriale e del Mezzogiorno assicurando la piena realizzazione degli obiettivi del Pnrr e degli altri fondi nazionali ed europei.
Sul fisco non servono fughe in avanti: apriamo un confronto sulla riforma con l’obiettivo di far pagare le tasse a chi evade, di tagliarle alle famiglie, alle fasce medie e popolari del lavoro e delle pensioni. Razionalizziamo insieme la spesa pubblica improduttiva, introducendo finalmente un contributo di solidarietà per le grandi multinazionali del digitale, della logistica, dell’energia. Valutiamo la possibilità di istituire un Fondo per l’economia reale alimentato da risparmio privato debitamente protetto e remunerato da garanzie statali.
E bisogna conquistare finalmente il traguardo storico di una legge sulla partecipazione che attraverso la contrattazione dia piena attuazione all’articolo 46 della Costituzione incentivando il protagonismo di lavoratrici e lavoratori nelle scelte strategiche e agli utili delle imprese.
C’è un futuro da costruire insieme, una convergenza responsabile da realizzare tra capitale e lavoro, Governo e parti sociali, Europa e Stati membri su obiettivi condivisi. Contro conservatorismi e ideologismi antistorici che da decenni frenano investimenti e innovazioni. Per una nuova stagione di riforme stabili, eque, incentrate su una più forte partecipazione civile e democrazia economica.
Segretario generale Cisl