La sonda automatica cinese 'Coniglio di giada' è felicemente atterrata alle 14.11 di ieri (ora italiana). La televisione cinese ha seguito in diretta l’evento fino al momento in cui la sonda ha appoggiate le sue quattro 'zampe' sul terreno lunare. La tecnologia non sarà tutta originale cinese e si sarà anche avvalsa di qualche 'plagio', ma l’impresa non è per questo meno rilevante, anche per l’investimento finanziario, che oggi soltanto Pechino può permettersi a cuor leggero. La missione, il più lungo viaggio spaziale realizzato dalla Cina, si propone di saggiare la struttura geologica del nostro satellite e di portare a terra campioni del suolo. Le attenzioni sono soprattutto concentrate anche sull’'elio-3', un elemento che i cinesi ritengono essere abbondante sulla Luna e che potrebbe essere utilizzato come carburante non inquinante.
L’impresa, ovviamente, è stata annunciata dal governo cinese con toni enfatici ed esibita come un momento importante non solo per il prestigio ma anche per l’unità nazionale. Il gigante asiatico, con la sua forza economica, e le sue pressioni sociali e politiche interne, nonché con i suoi squilibri nello sviluppo tumultuoso, guarda sempre di più fuori dai propri confini, con un espansionismo rampante, che preoccupa i vicini e raggiunge terre lontane, come l’Africa. E mentre la sonda passeggia sulla Luna, i cinesi stanno già pensando a una loro stazione spaziale i cui primi moduli saranno lanciati nel 2018. Dal cielo blu passeremo al cielo giallo?