giovedì 21 luglio 2011
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Ci sono tornanti della storia che si presentano soltanto una volta. Chi sa percorrerli in modo coraggioso fa la storia da protagonista, gli altri sono soltanto comparse della grande commedia umana. Magari validi leader dei propri Paesi, ma non statisti da prendere a modello. Molti di coloro che sono rimasti senza lustro nei libri di storia non hanno avuto l’occasione di governare una crisi, di affrontare una sfida decisiva. Forse hanno atteso a lungo, e invano, l’occasione di una vita per dimostrare il proprio valore, come il tenente Drogo nel Deserto dei Tartari. Altri ce l’hanno di fronte e non sembrano avere il coraggio di prenderla di petto.Ci vuole anche un po’ di enfasi e di retorica per rianimare questa esangue Europa apparentemente unita e ridarle un po’ d’animo e di anima. Di fronte alla crisi greca e alla possibile messa sotto attacco dell’intera area euro da parte della speculazione internazionale, al termine di una crisi lunga e mal gestita, i capi di Stato e di governo dei grandi Paesi Ue (Londra esclusa) hanno avuto e continuano ad avere una grande occasione per raggiungere in un ideale Pantheon i padri nobili del Vecchio Continente. Ciò che allora fu una visionaria intuizione di pace e cooperazione tra ex nemici dopo la Seconda guerra mondiale, oggi può essere un passo decisivo, sotto la spinta delle circostanze, verso un rafforzamento e una maggiore integrazione dell’Unione europea. Si cominciò con l’economia della Comunità del carbone e dell’acciaio, si sono fatti passi significativi con l’apertura dei confini e dei mercati, si è segnato un punto decisivo con la moneta unica, si può ora compiere un nuovo balzo con l’alleanza sulla trincea della difesa finanziaria. Dinanzi ai fallimenti recenti dell’Europa il lamento principale è stato proprio legato alla supposta mancanza di ideali in una Ue che sa solo parlare di economia. Ma tutto ciò che di positivo s’è fatto per il benessere dei cittadini è disceso da spinte coraggiose e valori robusti, innervati dall’ispirazione cristiana, grazie ai quali si sono scalati altissimi muri, senza timidezze o piccoli calcoli.Oggi possiamo evitare con risolutezza che la vacillante Grecia finisca nel baratro. Pressati dall’emergenza, possiamo creare un efficace fondo comune salva-Stati; varare eurobond, titoli del debito di cui siano garanti tutte le nazioni della moneta unica, per bloccare gli attacchi ai singoli Paesi più esposti sui mercati. Possiamo istituire un ministro delle Finanze europeo, che possa intervenire tempestivamente a nome e per conto di tutti. Possiamo dire che chi vuole sfidare al ribasso una piazza borsistica deve fare i conti con l’intera potenza di fuoco degli Stati dell’euro. Questo significa che la Germania e la Francia devono farsi carico di un fardello pesante e di un rischio alto? Questo significa che Atene o Lisbona debbano accettare qualcosa di simile a un commissariamento provvisorio delle proprie politiche di bilancio? Questo significa per tutti, Italia tra i primi, più virtù e più lungimiranza nell’uso delle proprie risorse? E per i governanti di ogni Pasese questo vuol dire sfidare gli umori delle piazze, in un verso o nell’altro, giocandosi senza rete la possibilità di rielezione? Probabilmente, sì. Ma è anche l’opportunità di fare la storia, di fare dell’Europa un continente di nuovo solidale e più forte.Si dice che Helmut Kohl, il padre della moneta unica, in privato abbia criticato Angela Merkel per le sue "titubanze interessate" nella gestione della crisi ellenica. Se anche fosse soltanto una voce, non sarebbe campata in aria. È un ritratto fedele della realtà: la Germania oggi guarda più alla Cina e ai mercati emergenti che non ai suoi vicini e accarezza la tentazione di salvarsi da sola.  Siamo a uno di quei tornanti della storia. Chi è stato scelto dal popolo perché decida per il meglio può dimostrare se vale una citazione da comparsa o se ha diritto di entrare nel novero degli audaci che costruiscono qualcosa di valido e duraturo.
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