Un coro animato dalla voci di tanti genitori convinti che il metodo Stamina sia la strada migliore per curare i loro figli affetti da malattie rare, quasi sempre gravissime.
Patologie così aggressive di fronte a cui la medicina ufficiale spesso si dichiara impotente. «Prima non riusciva a nutrirsi, adesso si alimenta e ha ripreso a crescere». E a quel padre gli occhi si illuminavano, effetto di una volontà più forte di ogni ragione, più forte delle conclusioni unanimi a cui sembrano giunti gli scienziati, più forte delle tante incongruenze tecnico-giuridiche sollevate nelle denunce inviate dagli Spedali di Brescia al ministero della Sanità.
Ma a un padre che lotta per la vita di un figlio posso- no importare questi aspetti burocratici? Può importare il fatto che l’ormai famigerato protocollo di Vannoni rimanga tuttora qualcosa di più simile a una formula magica che a un documento scientifico? No, a quei genitori non può importare. E noi non possiamo che augurarci con loro che presto, prestissimo, questa astrusa e complessa vicenda venga chiarita una volta per tutte. La comunità scientifica, le autorità sanitarie ma anche tutti noi che da mesi seguiamo passo dopo passo l’evoluzione del caso Stamina, lo dobbiamo alla sofferenza, all’angoscia, alle notte insonni e tormentate di tante madri e di tanti padri.
Come genitori, siamo idealmente al loro fianco, in un atteggiamento di condivisione e di com-patimento non formale. La loro speranza è la nostra. Come lo saranno indignazione e richiesta di giustizia qualora si arrivasse a chiarire in modo non equivoco che dietro quel metodo c’è solo la desolazione di un raggiro.