Comunione, corresponsabilità, partecipazione, uguaglianza, trasparenza. Domani, Giornata di sensibilizzazione alla promozione del sostegno economico alla Chiesa, le parrocchie italiane hanno l’opportunità di mettere al centro queste cinque parole, nelle quali è racchiuso lo stile con cui essere comunità ecclesiale e comunità civile. Questo infatti è l’otto per mille per i fedeli: un modo per pensare non soltanto alla propria parrocchia e al proprio prete, ma a tutte le parrocchie e a tutti i preti. Al proprio quartiere, al proprio paese; a tutti i quartieri e a tutti i paesi, in Italia e nel mondo. È un modo, per la prima volta nella storia, per poter garantire ad ogni prete – dalla metropoli all’ultimo grumo di paesini di montagna – la stessa remunerazione di base.Ed è una forma di democrazia diretta, applicata al sistema fiscale: sono i cittadini, e non il ministro, a decidere la destinazione di una piccola quota del gettito fiscale. ' Sostenere la Chiesa per servire tutti', il documento con cui l’anno scorso i vescovi riprendevano e rilanciavano i temi e i valori del nuovo sistema, parla di quelle cinque parole come ' mete' ed ' obiettivi'. Nessuno è così ingenuo ed illuso da pensare che quelle cinque parole siano conquiste assodate. In particolare, i vescovi ricordano come il rendiconto sulla destinazione della quota di otto per mille assegnata alla Chiesa cattolica sia sempre stato particolarmente accurato e messo a disposizione di tutti, e assicurano: « Siamo fermamente intenzionati a continuare su questa linea, cercando, se possibile, di essere ancora più precisi e dettagliati». Ma la trasparenza è un obiettivo esigente da perseguire a tutti i livelli, al vertice come alla base: « Ogni comunità parrocchiale – scrivono i vescovi – ha diritto di conoscere il suo bilancio contabile, per rendersi conto di come sono state destinate le risorse disponibili e di quali siano le necessità concrete della parrocchia, perché sia all’altezza della sua missione» . Quelle cinque parole possono contribuire a combattere uno dei virus più pericolosi che insidiano entrambe le comunità, ecclesiale e civile: l’individualismo esasperato. La stessa democrazia diretta, alla base dell’otto per mille, è una democrazia solidale, perché le risorse messe a disposizione della Chiesa tornano tutte alla società, in forma diretta o indiretta. E le occasioni in cui risulta evidente come l’Italia abbia bisogno di solidarietà – per crescere, a volte soltanto per salvarsi – sono innumerevoli, e non occorrono i terremoti a ricordarcelo. Cinque parole per la comunità ecclesiale; cinque parole per tutti. Il nuovo sistema è solido perché affonda le sue radici in un concetto sano, positivo, moderno ed inclusivo di laicità; per questo non bastano le periodiche scossette laiciste a minarne la struttura. Le basi stanno nell’articolo 1 dell’Accordo di revisione del Concordato dell’ 84: « La Repubblica italiana e la Santa Sede riaffermano che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, impegnandosi al pieno rispetto di tale principio nei loro rapporti ed alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese» .Sono indipendenti; ma collaborano, perché entrambi hanno a cuore il bene della persone e della società. E un cattolico che è responsabile e partecipa, fa crescere la Chiesa, ma rende migliore anche la società. Pensiamo a questo, domani. E a ciò che davvero l’otto per mille racchiude e rappresenta.