La pandemia di Covid–19 è la crisi sanitaria che ha maggiormente segnato la nostra epoca. Dopo una serie di casi di polmonite dovuti a cause ignote a Wuhan (in Cina), questo nuovo coronavirus si è diffuso a un’allarmante velocità minando le fondamenta dei sistemi sanitari, delle economie e delle società di tutto il mondo. Mentre scriviamo, cinque dei sei Paesi più colpiti sono in Europa. Eppure l’Europa, anche mentre lotta per domare il coronavirus nei suoi Stati, svolge un ruolo guida nella costruzione della solidarietà globale. Anche se siamo fisicamente distanziati come individui, dobbiamo unire le nostre forze per agire insieme sulla scena mondiale. L’Unione Europea e l’Oms condividono l’impegno di sostenere le comunità e i Paesi vulnerabili in tutto il mondo.
Agire insieme come una comunità globale è oggi particolarmente cruciale, perché siamo tutti coinvolti, visto che la malattia non conosce confini e non fa distinzioni. Finché colpisce qualcuno di noi, nessuno di noi è al sicuro. Per sostenere la risposta globale alla pandemia, collaborando con le Nazioni Unite, l’Unione Europea e i suoi Stati membri hanno recentemente varato un pacchetto Team Europa per un importo che sta per superare i 23 miliardi di euro. Come in tante crisi, a essere maggiormente colpite sono le persone più vulnerabili e sono loro a dover essere al centro della nostra attenzione. Sin d’ora la Ue sostiene il piano di preparazione e reazione strategica dell’Oms con 30 milioni di euro di nuovi finanziamenti per rafforzare la risposta alle emergenze in Paesi con sistemi sanitari deboli o colpiti da crisi umanitarie. Inoltre, la Commissione europea, l’Oms e partner di tutto il mondo si sono uniti per varare un “Acceleratore dell’accesso ai prodotti per combattere il Covid–19”, al fine di accelerare lo sviluppo, la produzione e un’equa distribuzione di vaccini, dispositivi diagnostici e farmaci e far sì che tutti abbiano accesso a questi prodotti salvavita. Sulla base di questo impegno storico, il 4 maggio la Commissione europea ha organizzato una raccolta fondi a cui hanno partecipato più di 40 Paesi impegnando circa 7,4 miliardi di euro.
Ma il nostro partenariato va di gran lunga al di là dell’attuale crisi. Il fatto che la pandemia si diffonda approfittando delle carenze e delle disuguaglianze dei sistemi sanitari fa risaltare l’importanza di investire in operatori, infrastrutture e sistemi sanitari per prevenire, individuare e reagire ai focolai di malattie. I sistemi sanitari solidi rappresentano la migliore prevenzione non solo contro le epidemie e le pandemie, ma anche contro le molteplici minacce per la salute che i cittadini di tutto il mondo si trovano ad affrontare ogni giorno. Eppure, sulla base delle tendenze attuali, più di 5 miliardi di persone non potranno avere accesso ai servizi sanitari essenziali da qui al 2030, compresa la possibilità di vedere un operatore sanitario, di accedere a medicinali fondamentali e di disporre di acqua corrente negli ospedali. Anche quando tali servizi sono disponibili, per milioni di persone hanno costi insostenibili. Tali carenze non solo mettono a rischio la salute di persone, famiglie e comunità, ma compromettono anche la sicurezza e la crescita economica in tutto il mondo.
Per questo motivo la Ue ha contribuito con 102 milioni di euro al partenariato con l’Oms sulla copertura sanitaria universale, sostenendo il rafforzamento del sistema sanitario in 115 Paesi dell’Africa, dei Caraibi, del Pacifico, dell’Europa orientale e dell’Asia sudorientale. Nel mondo si spendono circa 7.500 miliardi di dollari Usa per la Sanità, quasi il 10% del Pil mondiale. Tuttavia, troppi Paesi spendono una parte eccessiva delle loro risorse finanziarie destinate alla sanità per gestire le malattie negli ospedali – dove i costi sono più elevati e i risultati sono spesso peggiori – invece di promuovere la salute e prevenire le malattie a livello di assistenza sanitaria di base. La pandemia di Covid–19 un giorno terminerà, ma non si potrà tornare a comportarsi come prima. Mentre ci adoperiamo per rispondere a questa pandemia, dobbiamo anche prepararci per la prossima. Abbiamo ora l’opportunità di gettare le fondamenta per sistemi sanitari resilienti in tutto il mondo. Gli investimenti volti a rafforzare le infrastrutture e la forza lavoro sono l’unico modo per evitare in futuro crisi sanitarie a livello mondiale, come quella che stiamo vivendo. Se possiamo imparare qualcosa dal Covid–19, è proprio questo: investire nella salute adesso significa salvare vite umane più tardi. La storia ci giudicherà non solo per come abbiamo affrontato questa pandemia, ma anche per le lezioni che ne abbiamo tratto e le azioni che abbiamo intrapreso una volta terminata l’emergenza.
Adhanom Ghebreyesus è Direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità
Urpilainen è Commissaria per i Partenariati internazionali della Ue