giovedì 21 luglio 2011
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Il quesito a cui dovevano rispondere i deputati sulla richiesta di arresto cautelare del loro collega (ed ex magistrato) Alfredo Papa era, tecnicamente, circoscritto. Si trattava di scegliere tra la tesi di chi sosteneva che la richiesta di arresto della magistratura napoletana non suscitava sospetti di un uso politico delle prerogative giudiziarie (il famigerato fumus persecutionis) e quella di chi considerava la richiesta di arresto preventivo del deputato un eccesso legato non alle effettive esigenze processuali, ma a finalità politiche.La maggioranza dei deputati, grazie a sbandierati voti leghisti, ha scelto a scrutinio segreto la prima tesi. Mentre a Palazzo Madama, dove la richiesta di arresti (domiciliari) riguardava il parlamentare del Partito democratico Alberto Tedesco, la maggioranza dei senatori, di fronte a un quesito sostanzialmente analogo, ha fatto prevalere la tesi più garantista, nonostante l’inquisito avesse chiesto di rispondere positivamente alla richiesta a suo carico della magistratura barese.Naturalmente l’aspetto giuridico e di merito (di per sé un po’ paradossale per la difformità dei giudizi dei due rami del Parlamento), come capita spesso in Italia, è stato completamente oscurato dall’interpretazione politica. La scelta finale della Lega Nord, di esprimersi contro Papa ma di lasciare libertà di voto ai suoi parlamentari, è apparsa come un compromesso tra chi puntava a segnalare un distacco dall’alleanza con il Popolo della libertà e chi invece non voleva tirare troppo la corda. Alla fine, nel voto della Camera – presente e attivissimo il ministro dell’Interno Roberto Maroni e assente il leader Umberto Bossi – si è vista una prevalenza abbastanza netta del settore più radicale, e questo annuncia tempi ancora più agitati per la maggioranza. Nell’opposizione, e in particolare nel Partito democratico, non c’è aria di vittoria, anche per il comportamento un po’ contraddittorio dei senatori che in un certo numero, difficile da computare a causa del voto segreto, hanno optato per il "no" all’arresto di Tedesco. E per il contemporaneo esplodere nel Milanese di un pesante caso giudiziario che tira in ballo come indagato un uomo chiave della segreteria Bersani come Filippo Penati.Ci vorrà tempo, probabilmente molto tempo, perché l’iter processuale che riguarda i due parlamentari si concluda con un verdetto definitivo, ma ormai la questione giudiziaria è finita in secondo piano, sormontata dalla utilizzazione e in qualche caso dalle ricadute politiche della vicenda. Inevitabili, del resto, anche per la gravità delle ipotesi di reato su cui si impernia l’inchiesta P4 che coinvolge Alfonso Papa: una presunta interessatissima attività di accumulo, gestione e manipolazione di informazioni segrete per controllare nomine e appalti.Formalmente, questo voto non riguarda la fiducia al governo, ma è evidente che la tensione tra gli alleati di centrodestra si avvicina al livello di rottura, mentre non sembra presentarsi un’alternativa convincente e sufficientemente condivisa. In una fase assai complessa soprattutto per le minacce che – seppure in modo intermittente – continuano a venire dai mercati internazionali, il rischio di un governo debole e rissoso e di un’opposizione divisa e barricadera si fa sempre più concreto.Il sussulto di responsabilità collettiva che ha caratterizzato l’approvazione in tempi rapidissimi della manovra di stabilizzazione dei conti pubblici sembra ormai archiviato e la lotta politica pare ritornata alla consuetudine dello scontro e della delegittimazione reciproca, che un po’ si specchia nel distacco o, addirittura, nell’ostilità popolare nei confronti dell’attuale classe politica e delle stesse istituzioni rappresentative e un po’ li alimenta.Ora si tratta di vedere se – chiusa nel modo in cui si è chiusa la vicenda dei due parlamentari, e inchieste vecchie e nuove permettendo – si cercherà di rimettere in primo piano le questioni e i gravi problemi che affannano il Paese e i cittadini o se la deriva autolesionistica e autoreferenziale della politica si dimostrerà inarrestabile. Gli avvenimenti di queste ore purtroppo non inducono a ottimismo.
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