Su quattro persone sieropositive per HIV, una non lo sa. Lo apprende quando i sintomi si sono già fatti evidenti, alle soglie dell’Aids conclamata. Ma è tardi, allora, ed è più difficile scampare alla malattia, che se presa in tempo può essere curata efficacemente. E intanto i malati senza saperlo possono infettare altre persone. È un problema del mondo, del mondo ricco e del mondo povero, e per quest’ultimo in un modo tragicamente accentuato. Per questo il mondo dedica la giornata di oggi alla lotta contro l’Aids, per tutto il pianeta, consapevole che le terapie contro questo flagello non sono ancora sufficienti, né egualmente accessibili ai più colpiti.
Metà dei malati del mondo non riceve nessun farmaco. E invece le cure esistono; la scienza medica e farmacologica è riuscita a ridurre drasticamente il numero dei morti; è riuscita a ridare a coloro che si curano per tempo, con i farmaci antiretrovirali, un’aspettativa di vita che insegue quella normale. E nei laboratori del mondo si stanno studiando vaccini, si stanno accendendo nuove speranze. Oggi è dunque il giorno per ripensare globalmente e solidalmente la situazione del mondo, il bisogno di soccorso dei malati, la diagnosi precoce, la prevenzione. L’Onu ci informa che il livello del contagio resta allarmante (in Europa l’ultima tendenza è in aumento), ed è un errore la passività dell’opinione pubblica, quasi fosse cessato il pericolo.
L’Aids è una malattia 'sessualmente trasmessa'. L’insidia ci aggredisce dunque in quella sfera umana che sentiamo e chiamiamo 'intima', la relazione corporea più intima che esista, qual è appunto quella genitale. Oggi è il giorno opportuno per una riflessione completa sull’orizzonte umano della sessualità. Essa può avere una dimensione gioiosamente contemplativa sulla bellezza dell’eros umano, sulla forza prodigiosa che attrae e completa in abbraccio la vocazione creativa e la comunione del cuore, sull’appartenenza e sul dono, sui profili antropologici e naturali di questa suprema intimità. Sconfiggere l’Aids è proteggere questo tesoro. In parallelo, una cultura che degrada l’eros in pornèia è ostile all’uomo. L’idea, spesso affacciata dai media e sponsorizzata dai fabbricanti di condom, che tutto il problema consista nell’allestire una barriera meccanica (peraltro neppure a rischio zero), è povera e fuorviante. Non solo perché il senso della relazione umana di intimità sessuale coinvolge un grande tema etico, mentre la propaganda di mera 'protezione del rapporto' asseconda la deriva del rapporto equivalente e indifferente, fosse pure d’accatto o d’azzardo, zittendo nel mondo la coscienza umana sotto uno sterminato tappeto di gomma polluta. Ma anche perché la confidenza nello strumento esonera la volontà e invoglia al rischio.
Com’è più umana, e grande, e vera, la parola 'fedeltà', imparentata con l’amore non meno che con l’intimità coniugale. Parola che la nostra legge (codice civile art. 143) pone come baricentro del diritto familiare, e che la cassazione (2008) rilegge come 'componente di una fedeltà più ampia che si traduce nella capacità di sacrificare le proprie scelte personali a quelle imposte dal legame di coppia e del matrimonio che su esso si fonda'. Che fra tanti sponsorizzatori del 'fare sesso sicuro' per scommessa sul tecnico artificio, qualcuno rammenti e inoltri questo pensiero, che chiama amore l’amore per scommessa sull’uomo.